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L'ospedale "Bartolomeo Eustachio" di San Severino

Il Comitato: “Sanità di prossimità: è servita la lezione del Covid 19?”

E’ tornato a riunirsi nei locali della Croce rossa italiana, alla presenza di circa 20-25 cittadini, il Comitato per la salvaguardia dell’ospedale “Bartolomeo Eustachio” di San Severino. Tra le diverse problematiche che hanno infiammato la partecipata serata ne spiccano alcune che si ritiene opportuno portare all’attenzione dei vertici dell’Asur Marche e dei politici regionali.

1) In primo luogo, la riorganizzazione del 118 – con tre ambulanze con infermiere a bordo dislocate sui nosocomi di Camerino, Matelica e San Severino e un’unica autovettura medica posizionata a Castelraimondo – desta grande preoccupazione tra i cittadini: infatti, la presenza del medico a bordo dell’ambulanza, in ogni intervento, è un irrinunciabile elemento di garanzia e di tutela della salute che deve essere sempre assicurato, senza eccezioni di sorta.
Nello specifico, poi, pur prendendo atto della carenza cronica di medici specialisti del 118, non si comprende come mai i due nuovi specializzandi siano stati destinati ai nosocomi di Camerino e Matelica, quando il presidio di San Severino, che ne è rimasto sguarnito, per numero di accessi al punto di Pronto intervento avrebbe sicuramente richiesto una destinazione prioritaria di uno specializzando!
Chi prende queste decisioni non dovrebbe avere capacità manageriali?
Non sarebbe forse opportuno, in situazioni di drammatica emergenza sanitaria come quella attuale, far collaborare i medici del 118 con quelli esistenti nei punti di primo intervento attivando così i protocolli sanitari con buon senso e “cum grano salis” ?

2) Altro problema è la cronica carenza di medici, frutto di scelte miopi che affondano le radici nel numero chiuso all’università di medicina: è però necessario un cambio di passo, con accordi tra aziende sanitarie ed università per l’ingresso programmato di nuovi futuri medici in base alle esigenze esistenti.

3) Parimenti, le attrezzature obsolete, come nel reparto radiologia, vanno sostituite atteso che la diagnostica per immagini è oggi un ausilio fondamentale per ogni diagnosi, così come vanno valorizzate e potenziate le risorse umane sempre in perenne carenza.

4) Si è puntato il dito sulla necessità di mantenere il laboratorio analisi, scongiurando qualsiasi declassamento a “punto prelievi”.

5) Il nosocomio di San Severino che ospita un reparto di oculistica che è un riferimento per le Marche e altre regioni del Centro Italia e che già gestisce già una vasta utenza, dovrebbe diventare un centro oftalmico di eccellenza extraregionale in grado di funzionare sempre a regime, senza intoppi e carenze di fondi, posto che rappresenterebbe (in una ottica aziendale) anche una fonte rilevante di entrate per mobilità attiva!

6) Di recente, per quanto concerne l’Hospice, il pensionamento del dottor Sergio Giorgetti ha allarmato pazienti e personale interno e, pertanto, è necessaria la sua riconferma per almeno altri 6 mesi, onde non perdere una professionalità storica di un centro destinato a dare una pronta risposta alle richieste di assistenza dei malati oncologi.

7) Ingiustificabile, inoltre, in una ottica di medicina del territorio tanto decantata sulla carta, appare anche la mancata attivazione dello “Iom” che doveva essere coordinato dalla dottoressa Benedetta Ferretti: anche in tal caso, i malati oncologici stanno facendo le spese di tale carenza, supplita solo in parte dal mantenimento dell’unità dipartimentale semplice con l’attuale dirigente dottor Faloppi.

8) In un momento in cui si parla di recrudescenza del Covid 19, appare ingiustificabile l’attivazione di un reparto Covid center – per tutta l’area vasta 3 – a San Severino: il nostro nosocomio, di recente, ha già fornito il suo contributo in maniera collaborativa, appena qualche mese fa; è necessario allora che la scelta cada su altre strutture, magari che non sono ospedali di base. Infatti, se è vero che non si può ragionare con il noto acronimo “NIMBY” (purché non sia nel mio giardino), è pur vero che il sacrificio non può essere sempre e solo in una unica direzione!

9) Sempre in tema di Covid 19 deve essere celermente rimpiazzato il personale Usca (ora sembra Uca) se si vuole evitare che in una fase di ripresa del coronavirus i pronti soccorso non diventino dei “lazzaretti”.

In conclusione, ciò che più conta e che deve essere evitata ogni frammentazione politica-ideologica, atteso che la sanità è materia “trasversale” che prescinde dai partiti e dalle ideologie, trattandosi di diritto costituzionale che riguarda il cittadino nella sua primaria esigenza (tutela della salute).
La drammatica recente pandemia da “coronavirus” ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, il fondamentale ruolo (direi, vitale) della medicina sul territorio, di ”prossimità”, vicina ai cittadini, evidenziando – per altro verso – le gravi criticità e i rischi di una “centralizzazione” della sanità in modelli di carattere accentrato.
Questa è la via maestra che dovrà essere seguita nella prevista revisione del piano sanitario regionale.

Il Comitato per la tutela e difesa dell’ospedale “Bartolomeo Eustachio”

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