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Lo spettacolo al Feronia
Lo spettacolo al Feronia

Il malato immaginario fra ipocondria, pandemia e ruolo sociale dei medici

Nel clima delle celebrazioni per i 400 anni dalla nascita di Molière è andata in scena al Feronia la commedia Il malato immaginario, per la regia di Guglielmo Ferro e con Emilio Solfrizzi nei panni del protagonista, il malato Argante. Un uomo che, come afferma il regista, teme più la vita della morte e si rifugia in malattie inesistenti in modo da schivare le difficoltà e le sfide che la quotidianità somministra a chiunque.

Questa condizione di schiavitù – schiavo di sé stesso e di chi si approfitta delle sue debolezze – lo rende profondamente egoista e cieco alla realtà che lo circonda, tanto da voler costringere la figlia a sposare un uomo ripugnante solo perché medico, e da non accorgersi della gretta avidità della moglie, che brama solo le sue ricchezze. Attraverso l’espediente, suggerito dalla cameriera, di fingersi morto, Argante diviene consapevole di chi lo ama davvero e di chi, dalla sua morte, trarrebbe solo il proprio vantaggio.

Il riadattamento di Ferro recupera il personaggio di Argante come uomo di mezza età – Molière lo aveva infatti disegnato per sé – svincolando il malato dalla necessità di essere rappresentato unicamente come anziano. Il suo continuo districarsi tra rimedi improbabili per la buona salute delle viscere e medici e farmacisti che approfittano della sua ipocondria apre le porte a situazioni esilaranti e a elementi di comicità bassa, fatta di cose, di immagini e di situazioni. Ipocondria che peraltro trova un riscontro preciso nella realtà attuale, in cui la pandemia è ancora misura di tutte le cose; le stesse considerazioni sulla figura e sul ruolo sociale del medico, pronunciate dal fratello di Argante, sono un tema che da due anni a questa parte è stato ampiamente eviscerato.

Alla fine dello spettacolo, Solfrizzi ha voluto omaggiare la Giornata mondiale del Teatro, sottolineando come il teatro sia il luogo in cui si misura il livello di civiltà di un paese.

Sara Della Mora

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