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Home | Cultura | Recensione cinematografica: “The Report”, di Scott Z. Burns
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The Report
The Report

Recensione cinematografica: “The Report”, di Scott Z. Burns

Pubblicato da Redazione in Cultura 1,153 Visite

Il giovane Daniel Jones (Adam Driver) fa parte dello staff della senatrice democratica Dianne Feinstein (Annette Bening) ed ha il compito di coordinare una commissione di inchiesta sui presunti abusi, da parte della CIA, nei metodi di interrogatorio nei confronti dei detenuti sospettati di terrorismo islamico. Daniel indagherà per anni, senza soste, con i suoi collaboratori, portando alla luce un report di migliaia di pagine, dove verrà dimostrata una serie di atroci torture perpetrate per contrastare il terrorismo: torture non solo immorali, ma anche inutili, dal momento in cui nessun interrogatorio di quel tipo ha portato a concreti risultati nella lotta al terrorismo. Il lavoro di Daniel creerà così tanta agitazione da farlo finire nel mirino della CIA stessa.
The Report, di Scott Z. Burns, è un film disponibile sulla piattaforma Amazon Prime Video (nelle sale cinematografiche è passato per pochissimo tempo, a novembre). Un’opera di inchiesta che si riallaccia ad un filone già denso del cinema statunitense (Il caso Spotlight, Tutti gli uomini del presidente, Insider e molti altri): il lavoro di Burns colpisce per la nettezza e la densità degli eventi narrati. Un film serrato, a tratti spigoloso, che richiede una forte concentrazione: gli sviluppi sono ricchi di informazioni. I personaggi coinvolti sono molteplici e, proprio come un vero report, la pellicola riporta i fatti nella maniera più precisa possibile. Poco spazio ai sentimenti: lo scoramento da parte di Jones e della Feinstein è ben incastrato nella pellicola, presente nei giusti momenti, senza cedere a patetismi retorici troppo spesso comuni nei film. Un plauso quindi alle interpretazioni di Driver e della Bening: la loro presenza non è strabordante, i due dialogano precisamente con la struttura quasi documentaristica della vicenda, senza mai risultare soverchianti. La giusta misura, ecco cosa caratterizza questo film: una regia pulita che non cede ai virtuosismi; una colonna sonora quasi del tutto assente; il montaggio che ben ricostruisce l’alternanza tra passato e presente. Tutte queste caratteristiche contribuiscono a farci concentrare seriamente sui fatti che emergono dal dossier realizzato da Jones.
Un’opera che rappresenta quel cinema di inchiesta capace di non cedere alle emozioni, equilibrato, che intende mettere nero su bianco, senza fare sconti a nessuno (né ai repubblicani, né ai democratici, né all’amministrazione Bush né a quella Obama), il tema trattato: in questo caso, la verità sulle torture della CIA. The Report, al di là dello scandaloso fatto di cronaca riportato, va oltre e ci ricorda, ancora una volta, di coltivare il dubbio nei confronti di ogni verità ufficiale: il marcio può annidarsi ovunque. Anche all’interno della più blasonata delle istituzioni, può sempre essere presente uno spesso strato di polvere difficile da rimuovere. Il dubbio scaturito dalla fuga di notizie inducono Feinstein e Jones a indagare per portare alla luce la verità: un briciolo di giustizia e tanta determinazione hanno fatto la differenza, evitando che tutto rimanesse sepolto nella più profonda omertà. Ma ancora c’è molto da fare: tante altre nefandezze, probabilmente, non verranno mai scoperte. L’umanità non conoscerà mai la verità di tanti soprusi, ma tanti altri report possono ancora essere scritti: basta decidere di non credere sempre alle versioni ufficiali, specialmente a quelle più controverse. È sempre meglio ragionare sopra qualsiasi evento, anche quando tutto sembra semplice e chiaro: spesso, nella semplicità, si annida la bugia, e soltanto la complessità può far vedere, sotto una migliore luce, la reale situazione.

Silvio Gobbi

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recensione cinematografica 2020-03-20
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