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Momenti di trascurabile felicità
Momenti di trascurabile felicità

In piazza con “Momenti di trascurabile felicità”, di Luchetti

Il sesto appuntamento per “Una piazza da cinema” (sabato 27 luglio, ore 21.30) è con il film, tra commedia e malinconia, di Daniele Luchetti Momenti di trascurabile felicità, con Pif (Pierfrancesco Diliberto), Thony (Federica Johanna Victoria Caiozzo) e Renato Carpentieri.

Di seguito, la recensione dell’opera

Paolo (Pif) è un uomo come molti altri: vive a Palermo, ha una moglie, Agata (Thony), e due figli, una femmina ed un maschio. È un ingegnere dalla vita “normale”, fatta di routine, come tante altre persone. Tra le molte abitudini, si annidano anche quelle sbagliate, i vizi, come passare, abitualmente, ad un incrocio senza tenere conto del semaforo rosso. Ed è proprio lì, all’incrocio, che Paolo perde la vita in un incidente, ritrovandosi agli sportelli del Paradiso, in attesa, con tante altre anime, di varcare la soglia. Ma lui non vuole morire, è ancora giovane, e chiede di tornare giù: grazie alle molte centrifughe di frutta e verdura che ha bevuto, si è guadagnato un extra di un’ora e trentadue minuti da vivere sulla terra. Potrà tornare dalla sua famiglia per quel tempo, sotto l’occhio vigile dell’impiegato del Paradiso (interpretato da Renato Carpentieri). In questa ora e mezza, Paolo viaggia tra il presente ed il passato, ricordando i suoi errori, i momenti belli, immaginando ciò che avrebbe voluto vivere e realizzando ciò che, invece, ha vissuto: capirà l’importanza di quegli attimi felici a cui, spesso, non facciamo caso, quei Momenti di trascurabile felicità. Daniele Luchetti, grazie alla sceneggiatura di Francesco Piccolo (tratta dai suoi testi ‘Momenti di trascurabile felicità’, 2010 e ‘Momenti di trascurabile infelicità’, 2015), realizza una commedia dal taglio malinconico, tra la narrazione e l’aforisma, capace di farci ridere e riflettere riguardo quei piccoli riti quotidiani e difetti a cui, troppo spesso, non vogliamo fare caso. La mano dello sceneggiatore Piccolo è evidente: il suo soggetto, base e fondamenta dell’opera, dona un taglio autoriale alla vicenda. La ricerca qualitativa e l’esperienza si sentono. Grazie alla regia di Luchetti, le immagini valorizzano la storia: la regia ritmata e la una buona performance dei tre interpreti principali (Pif, Thony e Carpentieri), perfettamente calati nei loro ruoli, rendono l’intero lavoro una leggera, ma non banale, commedia. Pif riesce ad uscire dal suo ormai noto ruolo di “factotum” cinematografico: non più autore, regista e attore protagonista, ma semplicemente attore, capace di interpretare, senza stonature né forzature, il ruolo di personaggio indolente. Altrettanto naturale Thony, valida come nella sua prima prova attoriale in Tutti i santi giorni (Paolo Virzì, 2012): anche con Luchetti, dà efficacemente il meglio di sé. Per concludere con gli attori, anche il ruolo secondario di Renato Carpentieri è più che riuscito: protagonista o no, dimostra sempre di essere uno dei migliori attori italiani (come ha ribadito nel film La tenerezza). Luchetti e Piccolo rendono questa breve ora e mezza di Paolo sulla terra (fatta di frammenti, immagini e ricordi) un cammino che dura più di una vita: un viaggio per perdersi e ritrovarsi, per capire gli errori e comprendere cosa ci sia di veramente importante in quel marasma chiamato vita. La vita, un significativo insieme di buone scelte ed errori. Finché si è vivi si può sbagliare e si può rimediare, perché, come dice Paolo, «Gli errori siamo noi. Quando abbiamo finito di sbagliare, finisce la vita, che è solo un brandello di tempo fatto di momenti di trascurabile felicità».

Silvio Gobbi

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