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Ti presento Sofia
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‘Ti presento Sofia’, quinto film per ‘Una piazza da cinema’

Il quinto appuntamento della rassegna “Una piazza da cinema” (giovedì 25 luglio, ore 21.30) è dedicato alla commedia, con l’ultimo lavoro di Guido Chiesa: Ti presento Sofia, con Fabio De Luigi, Caterina Sbaraglia, Micaela Ramazzotti, Andrea Pisani e Shel Shapiro.

Di seguito, la recensione del film

Gabriele (Fabio De Luigi) è un papà single con una figlia, Sofia (Caterina Sbaraglia): la bambina è intelligente ed è portata per la musica (come il padre, un ex chitarrista che, per vivere, si è ritrovato a gestire un negozio di strumenti musicali). Gabriele, dal divorzio, si è sempre e solo dedicato alla figlia, senza mai trovarsi una nuova compagna: fortunatamente, ha sempre potuto contare sull’aiuto dei suoi amici e del suo sfasato, ma buono, fratello Chicco (Andrea Pisani). Tra i vari problemi, il nostro protagonista non ha mai risolto il conflitto con il padre Oscar (Shel Shapiro): un tipo eclettico, un artista che non è mai stato presente per i propri figli e, per questo, Gabriele lo odia. Un giorno Mara (Micaela Ramazzotti), vecchia fiamma di Gabriele, torna in città. Lei è una donna autonoma, intraprendente e affermata fotografa. Sin da giovani, i due si sono sempre piaciuti, ma non sono mai riusciti a stare insieme: ora, finalmente, entrambi sono liberi e possono frequentarsi. Però c’è un piccolo problema: Mara odia i bambini, proprio non riesce a sopportarli. Come farà Gabriele a bilanciare il rapporto tra Mara e la figlia Sofia? Partirà con una grossa bugia: farà credere a Mara che Sofia sia la sorellina. Più passerà il tempo, più aumenteranno i fraintendimenti, con gag e attriti: per quanto durerà (e funzionerà) la menzogna di Gabriele?

Ti presento Sofia è l’ultimo film di Guido Chiesa. Una commedia leggera con dei buoni interpreti, riusciti nei propri compiti (specialmente la piccola Sbaraglia) anche se un po’ imbrigliati nella performance (conosciamo il vero potenziale di De Luigi e della Ramazzotti). Il prodotto è piacevole, leggero: giocare sulle bugie ed i conseguenti guai funziona sempre (dà ritmo alla vicenda). Nel complesso, Chiesa realizza una commedia gradevole, ma non eccezionale. Il regista, rodato anche nel settore dei documentari, sembra tenere a freno una sceneggiatura dal forte potenziale: avrebbe potuto sviluppare ancora di più l’idea che aveva tra le mani. Buoni spunti e trovate, ma il film non rimane impresso come il Chiesa che abbiamo conosciuto in precedenti (e drammatici) lavori, ad esempio Il partigiano Johnny (2000) e Lavorare con lentezza (2004). Una commedia che funziona a fasi alterne: in un modo o in un altro (come canta il motivo conduttore «One Way or Another») si barcamena nello sviluppo, arrivando alla conclusione che il pubblico prevede.

Silvio Gobbi

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