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Maria de Buenos Aires al Feronia
Maria de Buenos Aires al Feronia

Al teatro Feronia Maria de Buonos Aires di Astor Piazzolla

di Alberto Pellegrino

Una donna uccisa e colpita da una maledizione rinasce ogni notte per tornare a morire all’alba: è la leggenda narrata dalla Tango Opera Maria de Buenos Aires scritta dal poeta Horacio Ferrer e musicata da Astor Piazzolla, un’opera unica nella produzione del grande musicista argentino. Piazzolla e Ferrer hanno recuperato il mito di Maria ambientato nella Buenos Aires del primo Novecento, narrando la storia di una operaia divenuta una cantante di tango ed entrata successivamente in una casa di tolleranza, dove trova la morte trasformandosi ben presto per gli abitanti della metropoli argentina in un personaggio mitologico dell’immaginario collettivo.
Il mito rinasce grazie al genio musicale di Piazzolla che compone un’opera insolita per il suo ritmo e la sua sonorità, che nascono da un intrigante mix nel quale si fonde la tradizione “tanghera” con il jazz e la musica contemporanea, ma dove il tango fa da padrone, perché “il tango si porta dentro la pelle”, dice Astor Piazzolla, come una specie d’intramontabile amore. A sua volta Ferrer scrive una storia surreale e visionaria, fortemente segnata dal legame tra sacro e profano, amore e morte, con un aperto riferimento alla Buenos Aires degli anni Sessanta, quando l’Argentina, dopo la caduta del governo populista e autoritario di Peron, cade preda di una grave crisi economica e psicologica che produce nevrosi, perdita d’identità e disperazione. Andata in scena per la prima volta nel 1968, l’opera è arrivata in Italia soltanto nel 2008 per essere rappresentata al Teatro Smeraldo di Milano a cura della vedova del compositore argentino, Laura Escalada Piazzolla, nel quarantesimo anniversario della prima esecuzione.
María nasce nel 1910 in un povero sobborgo di Buenos Aires “un giorno che Dio era ubriaco…un giorno che Dio era messo a tacere” e per questo nasce “con una maledizione nella sua voce”. Inizia a fare l’operaia, ma è Irresistibilmente attratta dalla musica del tango e diventa una cantante, per poi finire in una casa di tolleranza, dove viene violentata e uccisa, trasformandosi in una leggenda metropolitana. Maria muore molto giovane e. in uno scenario alquanto surreale, la sua condanna a morte è decisa durante una messa nera celebrata da alcuni personaggi malfamati. Il suo spettro è condannato a vagare nell’inferno della città di Buenos Aires, ma la sua morte è anche un ritorno a quella verginità che è stata violata da El Duende, demoniaco poeta folletto, che è anche il principale cantore di questa storia insieme al Payador, un cantante itinerante gauchero. Da quell’atto di violenza nascerà una bimba di nome María, simbolo della stessa donna che rinasce ogni volta. El Duende dice che è giunto il momento di riportare in vita Maria con quella sua oscura canzone che le brucia nella gola insieme ai rottami della memoria in un eterno miscuglio di odio e di amore.
Intorno all’Ombra di Maria si muovono vari esseri umani dei sobborghi di Buenos Aires: gli psicanalisti che riflettono la nevrosi di quella crisi degli anni Sessanta costata agli argentini la perdita della propria identità personale, civica e sociale; El Duende che va sulla tomba di Maria e la fa rivivere, costringendola di nuovo alla stessa terribile vita che aveva lasciato; il demone Bandoneon che seduce la giovane donna, portandola per la seconda volta nel mondo corrotto della prostituzione, in mezzo a ubriachi, assassini, giocatori, ladri, custodi di bordelli e protettori. L’ombra di Maria è condannata a un altro inferno e nel mondo riappare “la guaina rosa del suo corpo”, ma il suo cuore riesce a rifiutare il male, a diventare il luogo dove si mescolano il sangue di Caino, le lacrime di Giuda, la mistica dolcezza della Madonna, il doloroso simbolo del Sacro Cuore di Gesù.
La Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività culturali, della Regione e dell’Amat, ha curato un nuovo allestimento di Maria de Buenes Aires, andato in scena il 2 giugno in prima regionale al Feronia di San Severino con un ensemble diretto da Paolo Boggiano e con la regia del marchigiano Matteo Mazzoni, che ha dato una veste scenica a questa opera nata per un’esecuzione radiofonica.
Le parti liriche sono state eseguite con grande efficacia da un coro e dai cantanti argentini Liliana Rugero (Maria), Lisandro Guinis (El Payador), martin Riuz Rueda (El Duende). Gli intermezzi orchestrali sono stati trasformati in siparietti di tango eseguiti da due bravissime coppie di danzatori con le coreografie curate da Jorge Bosicovich. Lo spettacolo è stato arricchito da un video artist realizzato da Wilhelm Von Starck, che ha saputo rappresentare le atmosfere solari e tenebrose di Buenos Aires, i passaggi drammatici o poetici della storia in una sapiente dosaggio di erotismo e misticismo.

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