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Un angolo della mostra in Pinacoteca
Un angolo della mostra in Pinacoteca

‘Macchina del tempo’ per scoprire settempedani illustri

Prosegue il viaggio nella memoria dei personaggi che danno il nome alle nostre vie. È stata inaugurata sabato 13 aprile la seconda parte della mostra “Per le vie di San Severino Marche, un percorso illustre nella storia della città”, a cura di Milena Ranieri, Annalisa Piersanti, Chiara Codoni e Alice Cervigni (sarà fruibile fino al 26 maggio, al piano terra della Pinacoteca civica). All’inaugurazione erano presenti, oltre alle curatrici, Rosa Piermattei, sindaco di San Severino, l’assessore alla Cultura, Vanna Bianconi, e il presidente del Consiglio comunale, Sandro Granata. Durante la presentazione e la visita guidata, tutti i relatori hanno rimarcato il perché di questa mostra: una garanzia di memoria, la necessità di conoscere i personaggi del passato della nostra città per avere una maggiore coscienza dell’importanza di chi ha vissuto prima di noi; per far sì che quegli illustri nomi che costellano le nostre vie non siano lettere morte, ma vive storie da non dimenticare.

Corposa anche questa volta la quantità di personaggi esposti: Giuseppe Ranaldi (1790-1850) appassionato ricercatore e storico, il quale ha raccolto una grande quantità di materiale sulla storia di San Severino; il musicista Francesco Adriani (1539-1575), uno degli esponenti del rinnovamento della musica sacra dopo il Concilio di Trento; l’intagliatore Domenico Indivini (1445?-1503), il quale lavorò alla realizzazione del Coro della Basilica Superiore di Assisi; lo storico locale Girolamo Talpa (1654-1739); Francesco Bruni, giurista, (?-1510) autore di un manuale contro l’abuso del metodo della tortura, citato dal Manzoni nella Storia della colonna infame; Valerio Cancellotti (1560-1643), diplomatico e storico, fece costruire la cappella della Natività nella Chiesa Santa Maria dei Lumi e fu autore di una dettagliata storia della nostra città; Oreste Margarucci (1868-1959), chirurgo e studioso di patologie dell’apparato digerente, fu colonnello della Croce rossa durante la Seconda Guerra mondiale e libero docente in patologia chirurgica presso l’Università di Roma; Severino Servanzi Collio (1796-1891), autore di oltre 150 opere storico-letterarie ed importante mecenate; Germano Margarucci (1788-1842), il primo a dotare San Severino di una biblioteca pubblica e prodigo amministratore della città; Annibale Margarucci (1570-1640), militare di professione dell’esercito pontificio, nominato castellano della fortezza di Ferrara.

Dopo questa sezione, all’interno della stanza delle lapidi della pinacoteca, troviamo il “riepilogo” della prima puntata di questo viaggio fra i cittadini illustri di San Severino (dell’estate scorsa). Successivamente, lungo il corridoio, sono presenti dei pannelli in cui vengono riportati i vicoli e i vari fossili che possiamo trovare incastrati lungo le vie della nostra città, ai quali spesso non facciamo neppure caso.

Nell’ultima stanza, gli illustri settempedani sono il medico Domenico Pascucci (1838-1911), appassionato di archeologia, gran ricercatore di oggetti preistorici (la sua collezione è ora nel Museo archeologico cittadino “Giuseppe Moretti”); Alessandro Luzio (1857-1946), giornalista, storico del Risorgimento, nominato responsabile dell’Archivio Sabaudo di Torino e vicepresidente della Società nazionale per la Storia del Risorgimento; Ercole Rosa (1846-1893), scultore prolifico e autore del monumento a Vittorio Emanuele II eretto nella Piazza del Duomo di Milano; Giuseppe Coletti (1841-1910), sindaco di San Severino per ben trent’anni: a lui si devono varie costruzioni fra le quali il cimitero di San Michele, la stazione ferroviaria e i giardini pubblici. E ancora: il fotografo e artista Remo Scuriatti (1900-1972); don Amedeo Gubinelli (1925-1991), parroco noto per la sua viva partecipazione alla vita cittadina, autore di poesie, testi dialettali e opere teatrali; Gualberto Piangatelli (1923-2001) insegnante, giornalista, studioso di archeologia, a lui dobbiamo l’intitolazione a Eustachio Divini del nostro Istituto tecnico; Giuseppe Antonio Zampa (1873-1935), missionario, conosciuto per le sue grandi opere di volontariato e assistenza in Bolivia.

Una mostra che, ancora una volta, fa scoprire a noi cittadini come la nostra pur piccola realtà abbia dato i natali e accolto personaggi capaci di distinguersi in Italia e nel mondo. Un piccolo paese di provincia che dimostra doti di dialogo con la realtà nazionale e non solo. Una realtà produttrice di storia, ma che rischia di cadere nel silenzio. Da qui, la necessità di attività del genere per rinforzare e rinvigorire la memoria della cittadinanza (specialmente fra i più giovani). Perché nulla si cancella, al massimo viene nascosto dal tempo.

Guido Ceronetti ha riportato, per «Il Foglio», un pensiero del filosofo Giordano Bruno, tratto dalla lettera dedicatoria della commedia “Il Candelaio” (1582): «Il tempo tutto toglie e tutto dà; ogni cosa si muta nulla s’annichila: è solo, che non può mutarsi, un solo è eterno e può perseverare eternamente uno, simile e medesimo. Con questa filosofia l’animo mi s’aggrandisce, e mi si magnifica l’intelletto».

Come ha scritto il filosofo di Nola «Il tempo tutto toglie e tutto dà; ogni cosa si muta nulla s’annichila», così come i personaggi delle nostre vie: il tempo ha dato loro sia il prestigio che l’oblio, ma nulla si annichila, nulla sparisce, le loro azioni rimangono nella storia (al massimo la polvere del tempo può nasconderle, ma non cancellarle). E, nella mutevolezza della memoria, sta a noi riportare a galla ciò che è stato per farlo conoscere a chi verrà, come questo secondo episodio “per le vie di San Severino Marche”.

Silvio Gobbi

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