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Home | Teatri di Sanseverino | Recensione del film “Io sono Tempesta” con Marco Giallini
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Marco Giallini
Marco Giallini

Recensione del film “Io sono Tempesta” con Marco Giallini

Pubblicato da Redazione in Teatri di Sanseverino 904 Visite

Numa Tempesta (Marco Giallini) è un affarista senza scrupoli: vende, compra e froda gli altri senza pentimenti, l’importante è arricchirsi sempre di più. Mentre sta per concludere la sua ultima truffa, viene condannato per evasione fiscale ad un anno di servizi sociali, da scontare presso una comunità: assistenza ai poveri e senzatetto come pena sostitutiva al carcere. Ma Numa non ha l’animo caritatevole, è sempre un furfante e cerca di corrompere gli utenti del centro, per fare sì che essi parlino positivamente di lui alla responsabile Angela (Eleonora Danco), colei che deve riferire della sua condotta al giudice. Ai poveri piace questo affare, specialmente a Bruno (Elio Germano) ed al figlio Nicola (Francesco Gheghi), con i quali Numa instaura un rapporto di amicizia e complicità che evolverà lungo tutta la storia.
Io sono Tempesta, ultimo film di Daniele Luchetti (noto per lavori come Il portaborse e Mio fratello è figlio unico), è una commedia dagli spunti comici e amari al tempo stesso. Ben riuscito il personaggio di Giallini: spietato e farsesco, a tratti complessato, un romano “Wolf di Wall Street” spelacchiato. Numa frega gli altri, ma (in parte) si fa anche raggirare dai poveri, i quali si dimostrano furbi, tutt’altro che miti e sprovveduti disgraziati. Ogni personaggio ha una doppia natura: Numa è spregiudicato e debole; i senzatetto sono rassegnati ma al tempo stesso voraci; la responsabile del centro è integerrima e corruttibile. Luchetti punta tutto il suo lavoro su questa doppiezza, realizzando una commedia dal soggetto interessante (a tratti geniale, ad altri spento e superficiale), con una regia pulita, scorrevole e dei buoni interpreti. Ogni personaggio è buono e cattivo, felice e triste, compassionevole e spietato: chiunque è retto e corruttibile, peccatore e santo, sazio e affamato. Dalla vicenda, tutti escono un po’ “brutti, sporchi e cattivi”, ma senza critiche né moralismi da parte del regista: egli li apprezza per come sono, per la loro comune bassa morale, senza condannare nessun atteggiamento. Luchetti preferisce sbeffeggiare la serietà del tema, vuole giocare buffamente con i suoi personaggi, realizzando una commedia che oscilla continuamente tra il divertimento e l’amarezza, tra il certo e l’inaspettato degli eventi che si manifestano.

Silvio Gobbi

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recensione cinematografica 2018-12-07
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