Assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. E’ la sentenza pronunciata dal giudice Vittoria Lupi del Tribunale di Macerata nei confronti del settempedano Bruno Taddei, 61 anni, residente a Colleluce, che era stato ingiustamente accusato di truffa aggravata nei confronti dell’Assem spa, l’azienda di cui è dipendente. Nel processo, in cui l’imputato è stato difeso dall’avvocato Stefano Paciaroni, è stata dimostrata l’infondatezza della denuncia presentata da un collega dello stesso Taddei, il quale sosteneva che l’operaio timbrava il cartellino in modo da risultare regolarmente in servizio, mentre invece non andava al lavoro. Ma dalle indagini e nella ricostruzione in udienza non vi è stata prova alcuna della responsabilità penale di Taddei.
I fatti risalgono all’autunno del 2011. In particolare, le contestazioni riguardavano due giorni: il 20 ottobre e il 17 dicembre. Dai controlli interni all’Assem non sono emersi elementi a conferma delle accuse del denunciante. Anzi, i fogli di lavoro, la testimonianze dell’allora direttore dell’azienda, i cosiddetti “formulari rifiuti” e, soprattutto, le opere effettivamente compiute dall’operaio in quelle due giornate di regolare presenza in servizio hanno finito non solo per scagionare completamente l’imputato, ma anche per mettere nei guai il collega che aveva presentato l’esposto contro di lui. Il Tribunale di Macerata, infatti, ha trasmesso gli atti processuali alla Procura per procedere nei confronti del denunciante – pure lui settempedano e tuttora dipendente dell’Assem – che, a questo punto, dovrà difendersi dall’accusa di calunnia.
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