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Un particolare della mappa

La scoperta di un’antica mappa relativa a Elcito e Valfucina

Questo prezioso documento conservato nell’Archivio Capitolare di San Severino aprirà numerosi filoni di ricerca

La mappa ritrovata

Nel compiere delle ricerche su materiale inedito finalizzate a realizzare una nuova, più documentata guida su Elcito, Valfucina e Canfaito per l’editore Ciabochi, con il sostegno dell’Unione montana locale, ho avuto la possibilità di consultare un documento di eccezionale valore, che contiene numerosissime notizie ed altrettanti spunti per nuove ricerche storiche, geografiche, antropologiche, toponomastiche. Si tratta di una mappa tracciata presumibilmente nel secolo XVIII del territorio compreso tra Canfaito e la valle di San Clemente in direzione meridiana e tra i castelli di Frontale e San Pietro per quanto riguarda la direttrice nord-sud. La mappa misura circa 30×45 cm, è delineata su carta in inchiostro nero, con acquerellature di diversi colori e ai limiti estremi riporta i nomi delle località confinanti: Castel San Pietro, Isola, Frontale, Matelica e Chigiano. La carta è rilegata in un volume nel quale sono raccolti esclusivamente atti che riguardano le controversie tra gli elcitesi e l’Amministrazione dei beni del Capitolo della Cattedrale di San Severino. Bisogna qui precisare che il 13 luglio 1489 il Capitolo della Collegiata era subentrato ai monaci benedettini nella proprietà fondiaria di Valfucina in virtù di un atto di Papa Innocenzo VIII; nel 1586, anno in cui per volontà di Sisto V fu ripristinata l’antica sede vescovile di Septempeda, quello assunse lo status di Capitolo della Cattedrale di San Severino.

La mappa del secolo XVIII raffigurante le proprietà dell’area compresa tra Castel San Pietro, il monte San Vicino, Canfaito e il fosso del Cognoco

Le ragioni storiche

Fu verosimilmente disegnata per avere un riferimento nell’annosa disputa fra i riottosi abitanti di Elcito, fruitori del territorio di quella che ancor oggi è la Comunanza agraria locale e l’amministrazione dell’Abbazia di Valfucina, con i suoi coloni. Questa lunga querelle ebbe presumibilmente avvio già agli inizi del secolo XIV, poco tempo dopo l’acquisto dall’abbazia benedettina del castello di Elcito da parte del Comune di Sanseverino nel 1298; con questo atto gli abitanti del nucleo murato si affrancarono anche dall’antico vassallaggio nei confronti dell’Abate di Valfucina, ottenendo il diritto di pascolo e legnatico in un’area definita intorno al castello. In virtù di quell’accordo si delineava il confine non su una esatta carta geografica, che ai tempi ovviamente non esisteva, ma come linea ideale che unisce dieci punti riconoscibili sul terreno, contrassegnati da capisaldi fisici. Sono proprio questi punti, descritti nella superiore legenda, l’oggetto centrale della rappresentazione cartografica, delineata con grande approssimazione, ma fedelissima nella descrizione del territorio. È interessante osservare che questa concessione dai monaci alla comunità elcitese si può, di fatto, considerare la data d’istituzione della Comunanza Agraria di Elcito, che è ancora oggi attiva e che gestisce un territorio di 284 ettari. Tornando alla mappa, all’interno dell’area campita in rosa, ovvero quella concessa agli abitanti di Elcito, si legge la sua estensione: “mojoli 598 e can.=92”, che dovrebbero corrispondere a circa 282 ettari, in quanto il “mojolo” o “moggio” sarebbe pari a circa 4.716 mq (fonte Wikipedia). All’interno, del confine è scritto: “dato dalli monaci dell’Abbadia di Valfucina per pascolo e taglio alla comunità di elcito”. Relativamente alle aree campite in giallo e verde, prive di specifiche indicazioni, si può pensare che le prime fossero quelle spettanti al Capitolo e le seconde ad altri, enti o privati.

1. L’attuale castello di Elcito con alle spalle il Monte San Vicino

Gli elementi rappresentati

Come si è detto, nella mappa sono tracciati gli elementi territoriali essenziali: per quanto concerne la rete viaria, si riconoscono l’arteria che metteva e mette tutt’oggi in comunicazione San Severino con i suoi castelli settentrionali (A). Nel territorio in questione corre sostanzialmente parallela al corso del fiume Musone, nella cosiddetta Valle di San Clemente, da Castel San Pietro fino a Frontale, lambendo il castello di Isola. Dopo il Castel San Pietro, all’altezza del bivio dell’odierna località “le Palombare”, ha inizio la strada che taglia il versante sud del Monte Pereta e raggiunge Elcito; fino al secondo dopoguerra unica via d’accesso al castello. Da qui si biforca: da un lato attraversa l’area di abbaziale per terminare sul Canfaito (B) e dall’altro, per la valle definita “Valcanale” (oggi valle del fosso Cognoco) (C), per poi proseguire verso Valdiola e di qui in direzione di Gagliole, da una parte, e in quella di Roti e Matelica dall’altra. Per quanto riguarda i nuclei edilizi raffigurati, hanno principale evidenza i già ricordati castelli di San Pietro, di Isola e di Frontale, a cui si deve aggiungere nel baricentro del grafico quello di Elcito (1). In prossimità si vede, in proporzioni volutamente amplificate, il “Monasterio di Valfucina” con il suo “Giardino” (2).

2. Vista zenitale attuale del complesso dell’Abbadia di Valfucina, con l’ipotetica ricostruzione dell’originale pianta della chiesa, desunta da confronti tipologici con chiese abbaziali coeve, da evidenze di natura archeologica e notizie tratte da documenti d’archivio

È interessante anche registrare la presenza di una serie di edifici, singoli o a piccoli gruppi, tra cui spiccano in particolare tre fabbricati rurali allineati sulla strada che taglia l’altopiano di Canfaito. Oggi non sono più esistenti, ad eccezione di quello mediano, ricostruito negli anni Cinquanta del secolo scorso e funzionale ai custodi delle mandrie che da secoli vi sono condotte al pascolo. Ognuno di questi tre edifici è in prossimità di un punto dal toponimo significativo: il primo che si incontra salendo da Elcito è “Castelletta”; vicino alla casa mediana si legge “Trocchi” e nei pressi della terza “Acqua Rossa”, luogo oggi ancora così denominato, per una sorgente che sgorga su substrato di calcare rosso ammonitico. Tra gli altri nuclei, si trova quello denominato “S. Tesei”, ovvero l’edificio già ricordato, oggi noto come “il Palazzo”, antico casino di caccia con l’annessa piccola chiesa della Madonna della neve, già proprietà dell’omonima nobile famiglia di Matelica (3).

3. Casino Tesei, oggi detto “il Palazzo”, e la vicina chiesina della Madonna della Neve

Altro punto di estremo interesse è descritto come “Eremo di Crino”, che indica il monastero della SS. Trinità (4), fondato, secondo la tradizione agiografica, dal santo avellanita Domenico loricato intorno al 1049. Lo si colloca, con la croce ben in vista sul tetto, ai piedi del massiccio del Monte San Vicino, anche quest’ultimo rappresentato come elemento saliente della mappa.

4. Fabbricato rurale costruito sul luogo ove era il Monastero avellanita della SS. Trinità, fondato nel 1049 da san Domenico loricato. La porzione più bassa sulla destra è la cappellina dedicata al santo

Altro edificio da segnalare è la Pieve di San Clemente (5), indicata però senza uno specifico nome, se non per il vicino toponimo “Collepico” (oggi mappato in Igm come Colle Pico) e per essere inclusa in un’area campita in giallo, come si è detto, probabile indicazione di proprietà dei Canonici. Questa minore evidenza è ulteriore conferma di come questa chiesa avesse già perso l’antica rilevanza con l’abbandono della comunità monastica, prima, e quella del collegio di presbiteri secolari che l’aveva retta in epoca successiva.

5. Ciò che resta della Pieve di San Clemente, oggi inglobata nell’area cimiteriale posta ai piedi del Colle Pico

Altro elemento edilizio cartografato è anch’esso entro un’area campita di giallo denominata “Rimalda”, situata poco a nord di Castel San Pietro, toponimo non più rilevabile sulla cartografia attuale. Ulteriore edificio isolato senza denominazione sembra alludere al nucleo già ricordato de Le Palombare, posto grossomodo lungo l’antica direttrice che sale a Elcito. Oltre a questi edifici, la mappa riporta una miriade di altri toponimi riferiti a corsi d’acqua, sorgenti e fonti, elementi dell’orografia, vegetazione, fauna e di natura geologica, nomi legati all’attività agricola e molti altri. Alcuni, come abbiamo visto, sono coincidenti con gli odierni, altri sono ancora da decifrare e localizzare sulle mappe attuali. Devo qui un ringraziamento al prof. Luca Barbini, archivista dell’Arcidiocesi di Camerino – San Severino, per il supporto nella ricerca e per l’autorizzazione a questa prima pubblicazione.

Luca Maria Cristini

L’attuale territorio amministrato dalla Comunanza Agraria di Elcito

Individuazione approssimativa su base Igm 1:25.000 del territorio coperto dalla mappa storica rinvenuta nell’Archivio Capitolare di San Severino

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