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Lodovico Lazzarelli e lo stemma della famiglia Lazzarelli
Lodovico Lazzarelli e lo stemma della famiglia Lazzarelli

Il poeta-filosofo Ludovico Lazzarelli celebre umanista del Quattrocento

di Alberto Pellegrino

Il poeta e filosofo Ludovico Lazzarelli è stato uno degli umanisti italiani di maggiore rilievo nella seconda metà del Quattrocento e certamente il maggiore letterato settempedano insieme a Virginio Puccitelli. Nasce a San Severino Marche il 4 febbraio 1447 da Alessandro, di professione medico, e da Lorenza Tosti appartenente a una nobile famiglia di Campli. Alla morte del padre, si trasferisce con la madre e cinque fratelli a Campli (Teramo), dove riceve la prima educazione e dove dimostra le sue capacità poetiche, componendo appena tredicenne un carme sulla battaglia di San Flaviano (1460), un’opera che sembra sia stata ammirata da Alessandro Sforza, signore di Pesaro e che gli fece meritare l’appellativo di “antiquorum poetarum simia”. La sua vita è stata caratterizzata da numerosi spostamenti legati alla sua attività professionale. Nella prima metà degli anni Sessanta si trova ad Atri come istitutore del figlio del signore della città, Matteo Capuano, dove compone un carme per la morte della duchessa Caterina Orsini Del Balzo. Per due anni risiede a Teramo per dedicarsi allo studio del greco, dell’ebraico, della matematica e dell’astrologia. Quindi si trasferisce a Venezia, dove perfeziona lo studio del latino e del greco. Durante il suo soggiorno in Veneto ottiene il più importante riconoscimento dell’attività poetica con l’incoronazione per mano dell’imperatore Federico III, il 30 novembre 1468, nella chiesa di San Marco a Pordenone. Lo stesso Lazzarelli celebrerà più tardi questo evento nell’egloga Laurea. Lazzarelli entra al servizio di Francesco Colocci, governatore di Ascoli Satriano nel Regno di Napoli come istitutore del figlio Angelo che diverrà in seguito un grande umanista. In seguito si trasferisce a Roma al seguito del patriarca di Antiochia Lorenzo Zane, presso il quale approfondisce gli studi di astronomia e astrologia. Lazzarelli è stato uno scrittore prolifico e le sue opere riflettono interessi molti vari come era costume degli umanisti, per cui si è occupato dei classici latini e greci, di mitologia, di religione ed ebraismo, ermetismo e alchimia, astrologia e astronomia. Lazzarelli è morto a San Severino Marche il 23 giugno 1500.

Lodovico Lazzarelli Coversazione con le Muse

La riscoperta di Ludovico Lazzarelli in epoca moderna

Il documento più importante per ricostruire la sua biografia è la Vita Lodovici Lazzarelli Septempedani poetae laureati per Philippum fratrem eiusdem ad Angelum Colotium (Biblioteca Comunale, San Severino Marche, ms.3, 1-21), opera del fratello Filippo dedicata all’umanista Angelo Colocci. Il primo storico che ha recentemente richiamato l’attenzione degli studiosi su Ludovico Lazzarelli (allora semi sconosciuto o dimenticato) è stato Nicola Tenerelli dell’Università di Bari con il saggio Ludovico Lazzarelli e il rinascimento filosofico italiano (Bari, 1992), basato sullo studio di manoscritti coevi inediti, che portava alla scoperta della reale data di nascita del filosofo, della sua adesione all’Ermetismo e i suoi contatti con i più importanti umanisti dell’epoca, alla sua segreta attività di mago-astrologo. Per evitare di incappare in un’accusa di stregoneria o eresia, Lazzarelli si è sempre mosso nell’ombra: solo alla sua morte gli fu ritrovato, cucito addosso, il testo del testamento di Ermete Trismegisto (Tabula Smaragdina), un personaggio leggendario di età pre-classica, venerato come maestro di sapienza e tradizionalmente ritenuto l’autore del Corpus Hermeticum, al quale viene attribuita la fondazione della corrente filosofica dell’ermetismo e l’inizio dell’astrologia ellenistica.
Gli studi più recenti e importanti per approfondire la conoscenza di questo poeta-filosofo sono: M. P. Saci, Ludovico Lazzarelli da Elicona a Sion, Roma, 1999; M. Meloni, Lodovico Lazzarelli umanista settempedano e il “De Gentilium deorum imaginibus”, in Studia picena, 66, 2001; Edizione Nazionale delle opere di Ludovino Lazzarelli, Pisa-Roma, 2009; M. P. Saci, Due cicli figurativi di Ludovico Lazzarelli (Codex Aquilarensis, 27, 2011).

Le principali opere di Ludovico Lazzarelli

Fra le molte opere scritte da questo poeta-filosofo ci limitiamo a segnalare quelle ritenute più significative. La sua prima opera importante è il Carmen bucolicum, costituito da dieci egloghe di soggetto sacro, dedicate ai principali misteri della vita di Cristo: il suo avvento preannunciato dai profeti, la natività della Vergine, l’incarnazione del Verbo, la nascita, la passione e la morte, la discesa agli inferi, la resurrezione, l’ascesa al cielo, la discesa dello Spirito Santo, l’assunzione di Maria Vergine.
Una serie di stampe relative ai tarocchi del Mantegna, acquistata in una bottega di Venezia, offre a Lazzarelli l’ispirazione per la composizione dei due libri De gentilium deorum imaginibus (Biblioteca Vaticana), un poemetto di carattere mitologico-astrologico corredato da una serie di bellissime miniature che rappresentano la tipologia dei tarocchi. Il primo dei due codici è dedicato a Borso d’Este divenuto duca di Ferrara il 14 aprile 1471 e morto il 19 agosto dello stesso anno. Il secondo codice, posteriore all’agosto 1474, è dedicato a Federico da Montefeltro già insignito del titolo di duca di Urbino. La dedica originaria a Borso d’Este è perfettamente in linea con la cultura astrologica praticata a Ferrara e presente anche nella corte urbinate. L’opera amplifica la consuetudine di collegare dei versi alle carte dei Tarocchi, ma Lazzarelli si propone di superare la destinazione di queste carte al gioco, diffuso anche presso il popolo, per dare loro una funzione astrologica e sapienziale capace di “rivelare il vero”.

I Tarocchi di Mantegna, Lazzarelli

Nel primo libro sono presentate e descritte le sfere celesti, dalla Prima causa alla Luna, con l’aggiunta di un carme conclusivo dedicato alla Musica come prodotto delle sfere celesti. I pianeti sono identificati con gli dei dell’antichità e rappresentati con immagini che indicano le loro domus (i segni zodiacali); sono narrati in modo sintetico i principali miti che hanno come protagonista il rispettivo dio; sono fornite le essenziali notizie astronomiche e illustrati i relativi influssi astrologici. Il secondo libro presenta le immagini della Poesia, di Apollo e delle nove Muse, di Pallade, Giunone, Nettuno, Plutone, infine della Vittoria, alla quale è dedicato un apposito carme. Il poemetto è stato probabilmente scritto durante il soggiorno di Lazzarelli presso la corte ducale di Camerino, dove era stato chiamato da Giulio Cesare da Varano per provvedere all’educazione del nipote Fabrizio.

Il poema Fasti Christianae religionis è dedicato al pontefice Sisto IV, 1480, poi al re di Napoli Ferrante d’Aragona e infine al re di Francia Carlo VIII. Si tratta di un’opera con la quale l’autore vuole dimostrare la sua ortodossia religiosa per allontanare il sospetto di esercitare le arti magiche, anche se Lazzarelli ha compito nel corso della sua vita esorcismi, vaticini e guarigioni, ma sempre nel segno della Croce e con la richiesta dell’assistenza divina. Composto tra il 1480 e il 1482, il poema è suddiviso in sedici libri, nei quali sono descritte e celebrate le ricorrenze liturgiche cristiane; sono introdotte osservazioni di carattere astronomico e saltuarie indicazioni relative alle attività agricole. I primi tre libri celebrano le feste mobili del calendario liturgico; i dodici libri successivi sono dedicati ai singoli mesi dell’anno; l’ultimo tratta del Giudizio finale.

Ludovico Lazzareli, Fasti Christianae Religiones

Intorno al 1490 Lazzarelli compone e stampa il poemetto didascalico-allegorico Bombyx, dedicato all’umanista e suo discepolo Angelo Colocci. È un’opera dedicata all’allevamento del baco da seta, ma in realtà il suo scopo è quello di esaltare la simbologia cristologica e fare del bozzolo del baco da seta il simbolo di una rigenerazione di tutti gli esseri umani chiamati a valorizzare la loro origine divina. Un’altra opera dedicata al tema della generazione divina è De summa hominis dignitate dialogus qui inscribitur Crater Hermetis (1492-1494), un dialogo in prosa nel quale sono inseriti alcuni componimenti poetici di notevole intensità per la loro ispirazione religiosa e per l’esaltazione mistica, caratteristiche che sono in sintonia con il sincretismo religioso basato sulla fusione tra Cabala e Cristianesimo. Il titolo si riferisce all’origine di un crater inviato da Ermete sulla terra, affinché in esso gli uomini possano battezzarsi e ricevere così l’intelletto che li rende capaci di partecipare alla gnosi. A conclusione dell’opera, Lazzarelli si autorappresenta come un uomo ispirato in grado di rivelare il mistero della generazione dell’anima divina presente in ogni uomo, con la quale è possibile raggiungere la pienezza della conoscenza che rende l’essere umano simile a un dio. Lo scritto, che si basa sul rapporto tra Ermetismo e Cristianesimo, rivela ampie conoscenze cabalistiche e talmudiche dell’autore, nozioni che un tempo si ritenevano solo in possesso di Giovanni Pico della Mirandola.

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