Giorgio Cipolletta ha preso parte alla cerimonia ufficiale della finalissima di Uefa Nations League di Milano, evento organizzato dalla Uefa, in collaborazione con la Figc. Lo abbiamo voluto ascoltare per parlarci di questa bella esperienza.
Come sei riuscito a partecipare a questo evento?
“Il consiglio è stato di mio padre, che ha spesso collaborato con la Figc nazionale, come in occasione della Coppa del Mondo vinta nel 2006 dall’Italia ed esposta a San Severino nel 2008. Mi ha detto che l’Uefa stava cercando per le cerimonie ufficiali delle finals alcuni ragazzi e ragazze che conoscessero bene le lingue e avessero altre caratteristiche a livello organizzativo, che io ero sicuro di possedere. Ho fatto la domanda e mi hanno selezionato”.
Come si è svolta la fase finale di questa competizione?
“E’ una domanda semplice che conoscono molto bene gli appassionati di calcio per il risalto dato alla manifestazione dai media. Le quattro squadre che si erano qualificate per la fase finale nel nostro Paese si sono incontrate in semifinale. A Milano Italia-Spagna e a Torino Francia-Belgio. Le vincenti Spagna e Francia si sono affrontate in finale a Milano, mentre le perdenti Italia e Belgio a Torino per il 3° posto. La Francia ha vinto il titolo mentre l’Italia si è guadagnata un discreto 3° posto”.
Quanto è durata per te questa esperienza?
“Una settimana. Siamo arrivati a Milano il lunedì precedente la finalissima e siamo rimasti in città ospiti dell’organizzazione per tutto il tempo, fino a domenica 10 ottobre”.
Cosa hai fatto di concreto?
“Abbiamo alternato prove teoriche e pratiche all’Arena e allo Stadio di San Siro, cercando di ottenere il massimo da quanto ci veniva richiesto per la buona riuscita dell’evento. Abbiamo anche assistito dalla tribuna alla semifinale Italia-Spagna e, dopo la cerimonia, anche alla finalissima Francia-Spagna”.
Come giudichi questa esperienza?
“Indescrivibile e molto utile, perché ho potuto assistere da vicino e carpire i segreti di come si organizza una manifestazione di alto livello. Oltre ovviamente ai diversi contatti umani allacciati con ragazzi e ragazze di tutt’Italia, una grande famiglia che ha collaborato alla riuscita di un evento mondiale. Non dimentico certo il fatto di aver visto molto da vicino dei grandi campioni di calcio”.
Quale la cosa più bella e la cosa più brutta?
“La cosa più bella senz’altro tutta l’organizzazione complessiva e l’esperienza nella sua completezza in ogni aspetto. La cosa più brutta certamente la sconfitta dell’Italia in semifinale, che ha privato gli Azzurri di un titolo che avrebbero meritato e che avrebbe sancito una supremazia continentale assoluta dopo l’Europeo vinto in Inghilterra”.