Nel pomeriggio di sabato 5 giugno è stata inaugurata la doppia-personale Come funamboli sul filo sospesi di Adriano Crocenzi e Paolo Gobbi.
Al Feronia si è svolta la presentazione dell’evento, con Marco Costarelli alla conduzione. Per primi, i saluti istituzionali: unanime il plauso dei politici verso «una mostra che arricchisce il calendario degli eventi estivi della città, che vede protagonisti due artisti settempedani caratterizzati da una ricerca continua, capaci di volgere il loro sguardo dal presente verso il futuro» (sindaco Rosa Piermattei). «Un evento che dimostra il valore della cultura: un segnale di un territorio che vuole risorgere e che può trovare nella cultura le motivazioni del riscatto. Sono tempi difficili, ma eventi come questi ci fanno ricordare che siamo ricchi di speranza, perché c’è ancora tanto da dare e dire», ha dichiarato il vice-sindaco e assessore alla cultura Vanna Bianconi.
Renzo Marinelli, per la Regione Marche (in rappresentanza di Giorgia Latini, assessore regionale alla Cultura), ha sottolineato l’essenzialità di questi eventi per far risorgere i territori, per «creare sinergia con tutto l’ambiente e le realtà che compongono la regione», perché la cultura è fondamentale, e da essa parte ogni altra attività.
Dei critici che hanno curato i testi del catalogo della mostra, erano presenti Alberto Pellegrino e Massimo Vitangeli. Il professor Pellegrino conosce Gobbi e Crocenzi da molti anni e ha visto l’evoluzione dei loro percorsi artistici nel tempo: «Sono due amici, due artisti diversi ma fortemente legati. La pittura di Gobbi è tormentata e razionale, una continua ricerca artistica incentrata sul segno, capace di racchiudere un senso di angoscia. Una poetica del segno: una tragedia greca di grafemi, dove si fondono significante e significato, capaci di sintetizzare la drammaticità del presente e la speranza del futuro. Quella di Crocenzi è tutta un’altra arte, tale da spaziare tra pittura, una proficua produzione orafa e la scultura: la sua produzione ha sempre rispecchiato il suo carattere, altalenante tra Peter Pan ed i suoi demoni intimi, ma negli ultimi lavori, in queste sculture, raggiunge quell’universo che agognava, capace di esprimere e liberare al meglio la sua anima inquieta».
Massimo Vitangeli, artista e docente, ha ricordato come l’arte abbia una sua importanza sociale, e non soltanto un ruolo culturale e turistico: è fondamentale per la collettività in ogni suo aspetto, tanto pratico quanto teorico, perché l’artista può donare quello «sguardo verso il mondo che nessuno ha, né un architetto, né un ingegnere. Una sua funzionalità, che può essere sfruttata anche in contesti non esclusivamente culturali, come l’urbanistica e l’ambiente. Come già avviene in altri paesi, mentre in Italia ancora no». Ed è questo sguardo unico verso la realtà che caratterizza il lavoro dei due artisti. In particolar modo, Vitangeli ha parlato dell’opera di Gobbi (il quale fu un suo studente all’Accademia di Belle Arti di Macerata), sottolineando come la «solitudine elegante nella quale Paolo si è ritirato lo ha condotto ad una ricerca meticolosa, ed è oggi capace di esprimere tutta la sapienza che ha accumulato».
Per ultimo, è intervenuto Paolo Gobbi, ringraziando, a nome suo e di Crocenzi (purtroppo assente per motivi di salute), tutti i presenti e i relatori che lo hanno preceduto, ricordando come l’idea dei funamboli del titolo sia nata proprio dalle vicissitudini di questi tempi, prima sconvolti dal sisma del 2016 e ora dalla pandemia: due scosse collettive che hanno portato entrambi a lavorare sulla “sospensione”, condizione globale figlia di questi sconvolgimenti che riguardano tutti noi. Dopodiché, la mostra è stata ufficialmente aperta, con il taglio del nastro al Palazzo della Ragione Sommaria e la visita alle due sedi espositive.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 12 settembre nei giorni: giovedì ore 16-19; venerdì, sabato, domenica e festivi ore 10-12.30 e 16-19.