L’opera, il pensiero e gli studi di Francesco Coletti, economista e statistico settempedano, nato nel 1866 e morto nel 1940, rivivono grazie all’impegno del Comune di San Severino e dell’università di Macerata. Sabato 28 settembre, alle 16, nella biblioteca “Francesco Antolisei” si inaugura il Fondo Coletti, che contiene carte, riviste e testi lasciati alla città dall’illustre studioso. Una raccolta di significativa attualità, visto che Coletti analizzò, fra l’altro, anche i fenomeni sociologici che si produssero durante la grande crisi del ’29. La presentazione del Fondo è preceduta da un convegno di studi che l’ateneo di Macerata ha in programma per venerdì 27 settembre, alle 15, nell’aula Magna, in via Piaggia dell’università. Recentemente Coletti, che fu anche studioso di problemi agrari e dell’emigrazione, è stato riscoperto grazie al contributo del professor Stefano Spalletti di Unimc. “Si tratta della conclusione di un progetto al quale l’assessorato ha lungamente lavorato e che ha visto impegnate molte persone, tra cui Alessandra Aronne, Alberto Pellegrino e Milena Ranieri, i quali hanno perorato e accolto l’offerta di donazione di tantissimo materiale da parte degli eredi del Coletti”, spiega l’assessore alla Cultura, Simona Gregori. Per accoglierlo sono state recuperate alcune stanze inutilizzate della biblioteca e sono state restaurate delle antiche armadiature dell’ex Ufficio del lavoro. Si tratta dunque di un’ulteriore opportunità di ricerca per studiosi e studenti. Ma chi era Francesco Coletti? Socialista liberale, appartenente al partito radicale, egli iniziò la sua carriera come segretario della Camera di commercio di Macerata e la terminò come uno dei principali editorialisti del “Corriere della Sera”. Fu protagonista della cultura agraria italiana fra l’Ottocento e il Novecento, ricoprendo il ruolo di segretario generale della Società degli agricoltori. Fu professore ordinario di statistica a Sassari e a Pavia, ma insegnò per molti anni anche alla Bocconi. Fu segretario nell’inchiesta Faina sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali e venne nominato membro del Consiglio superiore di statistica. Esperto di fenomeni migratori, nel 1911 scrisse per l’Accademia dei Lincei uno dei più importanti libri sull’emigrazione italiana.