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Platea di studenti segue una lezione del prof. Leonesi (foto d'archivio)
Platea di studenti segue una lezione del prof. Leonesi (foto d'archivio)

“Xenia”, suggestioni matematiche verso l’Infinito

Può una poesia tradursi in una formula matematica? O meglio può un matematico, che di solito ha a che fare con i numeri, interpretare anche i versi di una poesia? Con questa sottile provocazione “i Teatri di Sanseverino” hanno tenuto a battesimo, all’Italia, l’incontro dal titolo: “Montale e gli Xenia: suggestioni matematiche verso l’Infinito”. Affascinati dalle parole del relatore, il professor Stefano Leonesi del Dipartimento di Matematica e informatica dell’università di Camerino e docente all’Its “Divini”, più di duecento studenti delle ultime classi del Professionale e dell’Istituto Tecnico hanno partecipato al “gioco” seguendo con grande attenzione la singolare lezione che ha proposto, come ricordato dall’assessore comunale allo Sviluppo comunale, Simona Gregori, un “approccio non consueto alla matematica”.

“Un modo per incuriosire il pubblico – le ha fatto eco la professoressa Donella Bellabarba della Fondazione Archivio storico tipolitografia “C. Bellabarba”, che ha ideato l’evento – e per favorire un pensiero creativo, perché anche una poesia può stimolare riflessioni”.

Gli “Xenia” di Montale, testo scelto quale base per parlare delle “Suggestioni matematiche verso l’Infinito”, furono stampati per la prima volta, in sole cinquanta copie, a San Severino nel lontano 1966 dalla tipografia “Bellabarba”. Fu il settempedano Giorgio Zampa a proporre a Montale la stamperia che realizzò l’opuscolo componendolo a mano con i caratteri mobili Garamont. Le poesie furono composte dal grande poeta in ricordo della moglie Drusilla Tanzi, detta Mosca, deceduta il 20 ottobre del 1963. A distanza di mezzo secolo San Severino ha ricordato così questa ricorrenza con la lezione del professor Leonesi. “La poesia – ha spiegato questi agli studenti – per sua stessa natura ha la capacità, oseremo dire il potere, di suscitare emozioni, di toccare il lettore fin nel profondo dell’animo facendo leva sui suoi trascorsi, sulle sue esperienze, sulla sua sensibilità, sulle sue riflessioni e le sue attitudini. In sostanza, ciascuno di noi è libero di fare propria una poesia e di interpretarla nella maniera più confacente e congeniale”. Alla fine, interpretando i versi di Montale, il matematico ha riportato tutto all’equazione del tendente all’infinito. Un “gioco” da cui è nata una lezione molto apprezzata e lungamente applaudita dagli studenti settempedani.

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