Home | L'intervento | “Chi vive nel cuore di chi resta non muore”: il ricordo di Stefano Tallei, “l’uomo del miracolo”
Lo scrigno della gioia nella chiesa di San Giovanni
Lo scrigno della gioia nella chiesa di San Giovanni

“Chi vive nel cuore di chi resta non muore”: il ricordo di Stefano Tallei, “l’uomo del miracolo”

Domenica 4 maggio a San Severino ha preso commiato definitivo l’ingegnere Stefano Tallei, già stimato docente di meccanica all’Itis e ben conosciuto professionista della sicurezza e impiantistica.

Se ne è andato in silenzio, senza far rumore né recare disturbo ad alcuno mentre la sua vita è stata a servizio degli altri per trasmettere conoscenze, dare sostegno e sicurezza. A proposito di sicurezza, l’ho conosciuto nel febbraio dell’anno scorso, quando il vescovo di Camerino Francesco Massara mi aveva segnalato che la chiesa sconsacrata di San Giovanni Battista di San Severino doveva essere messa a norma per quanto concerne la sicurezza. Nella struttura da anni avevo avviato, in qualità di volontario della Caritas e su suggerimento del vicario vescovile don Aldo Romagnoli, che me l’aveva affidata, un mercatino del libro dell’usato a scopo di solidarietà (Lo Scrigno della gioia), che aveva prodotto nel tempo copiosi frutti nei confronti di malati e bisognosi e, soprattutto, la ex-chiesa, grazie allo spazio, era diventata pian piano luogo di accoglienza, di ritrovo, di promozione culturale, di incontri formativi e conferenze, presentazione di libri e perfino di un funerale laico. I bambini poi venivano molto volentieri con degli angoli loro riservati (tende e tavolinetti) che amavano molto, così come gli anziani avevano il loro spazio e spesso giovani ragazzi/e si fermavano a lungo sull’angolo dei giunchi (segno di umiltà). A febbraio 2024 il vescovo faceva chiudere la struttura e suggeriva di svolgere i lavori per la messa in sicurezza, da affidare alla direzione dell’ing. Tallei, mentre la spesa spettava al gestore, che, in realtà, era solo un volontario della Caritas; fatto sta che a nulla è valso il principio che la chiesa fosse della curia e alla curia spettasse di sistemarla e che chi scrive non aveva fondi che aveva devoluto ai bisognosi; il vescovo, invece, aveva le idee chiare: “Se vuole riaprire, la metta a norma”; a volte è complicato capire i piani di Dio ma poi, se tu ci credi e conservi la fiducia anche nel dolore e nel pessimismo più cupo, Lui opera miracoli che neanche puoi immaginare! Ti dà inoltre un’altra opportunità, ti fa cogliere il tempo opportuno, il momento adatto, l’istante in cui si è di nuovo visitati dalla grazia (in greco si dice kairòs, che è tutto dire anche per chi il greco non lo conosce).

L’ing. Stefano Tallei

Sta di fatto che l’ingegner Tallei, da me chiamato, all’inizio era perplesso per la gran quantità di libri presenti, circa 62.000, in virtù delle infinite donazioni dei locali e non, conseguenza di un ampio contributo di Roberto Zichittella “Giammario e il suo Scrigno antisismico”, uscito su Famiglia cristiana n. 52, del 24 dic. 2017, pp. 22-25) e, infine, della enorme pubblicità fatta dal TG1 con un delizioso servizio, nell’Epifania del 2018, di Felicita Pistilli, che ci aveva onorato della visita e intervista. Anch’io ero preoccupato soprattutto per il fatto che dalla misurazione per metri cubi della libreria bisognava asportare 58.000 libri, adeguare l’impianto elettrico e farne la relativa certificazione, sostituire l’illuminazione esistente, ancorare le librerie, impiantare due estintori ecc.) per non dire degli altri interventi che Tallei elencava rapidamente mentre io cercavo di prendere appunti e lui… sorrideva tranquillamente. Così pian piano, dopo un paio di incontri, comincia a curiosare all’interno, chiede informazioni sull’iniziativa, legge le frasi sulle bacheche, sui quadretti, quelle incorniciate, le scritte sulle magliette che apriva con cura e leggeva quasi di nascosto (“La bellezza della vita sta nel donare”, “Ricevere riempie le mani, donare riempie il cuore”, “Tutti i popoli sorridono nella stessa lingua”, “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, “Felicità è donare e servire” “L’Amore arriva e … basta”), i resoconti delle entrate e uscite, la libreria da pagare a rate, le motivazioni e gli scopi dell’iniziativa oltre ai destinatari dei fondi: Barbara Giuggioloni, Simone Storani, “Il Girasole”, bambini bisognosi, e così via…

Guardava in giro ed era sempre meno frettoloso, meno serio, più disteso e finalmente un giorno, che a prima vista mi era sembrato più nervoso del solito, mi disse: “Questa cosa mi piace, mi piace molto… Mi hai convinto, ti aiuto fino in fondo” e l’avventura va avanti, velocemente, seppure ho impiegato 8 mesi a portare alla discarica il lunedì e il giovedì 58.000 libri (Dio mi perdonerà ma la coscienza mai!): lui suggeriva, mi telefonava a volte per farmi fretta e per spronarmi, mi dava appuntamento a orari impossibili e voleva che fossi puntuale (io lo sono per natura ma una volta che dovevamo vederci alle 14 del pomeriggio arrivai due minuti dopo perché dovevo aspettare che si cuocesse la pasta prima di spegnere il gas; ebbene in quei due minuti mi aveva telefonato due volte), ogni volta suggeriva nuovi piccoli infiniti accorgimenti ma tutti finalizzati allo scopo e io l’avevo capito benissimo e l’ammiravo: se penso che io e Ugo, amico tuttofare che mi ha sempre aiutato gratuitamente, in due non riuscivamo a stargli dietro, al momento mi viene da ridere, seppure prevalga ancora la voglia di piangere un amico che tale si è dimostrato pur conoscendoci poco, in quanto la condivisione delle finalità dell’iniziativa ci aveva, senza averne mai parlato, legato come fratelli e lui si era talmente immedesimato nel progetto da non rendersi conto (o forse sì) che volava e non voleva perdere tempo prezioso; infatti due settimane fa era quasi tutto pronto. Il miracolo si era realizzato, il sogno era stato di nuovo raggiunto in quanto eravamo riusciti a cogliere l’attimo in cui la felicità passa una seconda volta e la nostra felicità è fare felici gli altri o almeno ci proviamo dedicando tempo e vita allo scopo.

Un angolo dello “Scrigno”

Dicevo un vero miracolo, grazie a un signore che non avevo mai conosciuto e che la prima volta che ci siamo presentati, l’ho scambiato per il dottore: “No, il dottore è mio fratello gemello”, mi disse ridendo e io mi vedo ancora imbambolato e confuso davanti a lui, che invece subito correva nella ex-chiesa, osservava, telefonava, parlava e suggeriva tutto insieme.

Alla fine dei lavori un giorno viene nella struttura addirittura per dettarmi anche il formulario della domanda da inviargli con tutta la documentazione che già aveva pronta sulla sua scrivania perché lunedì 5 maggio 2025 – ci abbiamo pure scherzato su – mi avrebbe firmato la famosa messa in sicurezza del locale. Era pure passato sabato 3 pomeriggio sempre a prendermi in giro con affetto quando mi ha sorpreso con l’aspirapolvere sulla moquette… E lo vedevo bene che era proprio contento che era tutto a posto e ha apprezzato pure i lavori manuali che avevo fatto: scartavetrare, pitturare, lavare, lavare, lavare e aspirapolverare. Mi aveva anche detto che mi avrebbe trovato lavoro come restauratore di porte e mobili… Ma io gli ho detto che preferivo restare contadino, adesso che posso scegliere, insomma l’avete capito: è scaturita la condivisione dei valori della vita e della solidarietà che ha fatto sbocciare un’amicizia profonda, seppure non manifesta, ma lui la mostrava in continuazione con l’interessamento e i fatti…

A conclusione del “miracolo” saremmo dovuti andare insieme all’amico Ugo e relative signore a una cena di pesce: “La settimana dall’11-12 maggio – mi ha detto venerdì – che la prossima non ce la faccio”.

Com’è strana a volte la vita e quali sorprese riserva. Ci stavamo preparando a un evento felice, la conclusione di questo progetto, lui felice come sposo, padre e ancor più felice come nonno, quando poi si è fatto improvvisamente buio e subito dopo siamo al commiato definitivo.

E’ vero: nella vita ci sono giorni pieni di gioia e di amore, ci sono giorni pieni di vento e di rabbia; ci sono giorni pieni di bufera e dolore; ci sono giorni pieni di lacrime: oggi è uno di questi, in cui lo sconforto è inseparabile dal pianto. Ma tutti abbiamo il diritto di piangere, di liberarci in qualche modo dal groppo che abbiamo dentro: anche il Maestro ha pianto, quando ha perso un amico; pertanto anche io ho questo diritto, come la sua famiglia e quanti gli hanno voluto bene.

Le lacrime più dolorose sono certamente quelle dei commiati definitivi, delle ferite che non si rimarginano, della perdita delle persone care, specie del coniuge, del padre o, peggio, dei figli. Qui la sofferenza diventa non esprimibile, neanche le parole servono, il mondo ti cade improvvisamente addosso e non ti scrolli più il dolore, che in parte solo la fede e il tempo possono lenire, affievolire, rasserenare, elevare, nobilitare, santificare, rendere grazia… Sì perfino la perdita del padre, del coniuge o del figlio può tramutarsi in grazia quando con il tempo riusciamo a farlo vivere in noi, nella ricchezza di idee, propositi, impegno che ogni giorno ci trasmette e noi abbiamo il dovere di realizzare i suoi sogni, semplicemente per il fatto che lui ci ha amato e noi lo abbiamo amato.

Il rettore Borri

Il professor Giammario Borri

Addio caro amico – permettimi di chiamarti in tale modo, dato che mi hai onorato di amicizia vera e profonda, pur senza conoscermi – che la terra ti sia lieve ma tu vola alto, sempre più in alto e continua a trasmettere sicurezza, ai tuoi cari in primo luogo e a quanti ti hanno stimato e amato e a coloro che ti conosceranno quando entreranno a “Lo Scrigno della gioia” e mi chiederanno chi è Stefano Tallei e io parlerò con le lacrime agli occhi, ma molto volentieri di te, come “l’uomo del miracolo”, in quanto è stato possibile riaprire la struttura grazie a te, alla tua acribia, competenza e autorevolezza, oltre alla professionalità, all’entusiasmo che ci hai messo, alla condivisione del progetto e dei veri valori della vita. E inoltre di come sei stato con me, di come ti sei comportato (tu non lo sai e neanche molti altri lo sanno o lo sapranno) ma tu hai contribuito a ridarmi speranza e luce, positività e entusiasmo, a credere di nuovo nei sogni nonostante le 72 primavere, ma i sogni, quante volte l’ho scritto, sono fatti per essere realizzati e io ho sempre sognato di servire gli altri, piccoli e grandi, in una grande biblioteca e renderli anche per un giorno felici. Grazie a te e a quanti stanno collaborando per le spese dei lavori (ancora una volta tante gocce faranno l’oceano e i miracoli si ripetono!!! Sempre grazie agli altri), anche questo sogno è divenuto realtà e io sono onorato di farlo; è il mio grande privilegio. Oggi stesso ho portato il certificato di sicurezza al vescovo Massara.

Stefano, mi mancherai; grazie.

Giammario Borri