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La rassegna di film al “San Paolo” chiude con “Astolfo”

Giovedì 29 e venerdì 30 dicembre, ore 21, sarà proiettato l’ultimo film della rassegna cinematografica al Cinema San Paolo, la commedia Astolfo, di Gianni Di Gregorio, con Di Gregorio stesso, Stefania Sandrelli, Agnese Nano, Alberto Testone, Simone Colombari, Gigio Morra e Mauro Lamantia.

Di seguito, la recensione dell’opera

Astolfo è un professore residente a Roma, ma, un giorno, deve lasciare l’appartamento nella capitale e ritorna così nella casa del suo paese d’origine. All’interno della dimora trova persone povere che occupano abusivamente il locale: Astolfo è buono e fa amicizia con questi personaggi sfortunati ma non cattivi. Perché questi abusivi non sono il vero problema di Astolfo, la vera magagna sono i preti che confinano con la sua casa, i quali si sono appropriati, nel tempo, di considerevoli porzioni del grande appartamento senza il permesso del proprietario. Inoltre, in questo piccolo paese, Astolfo deve penare anche con il sindaco (in affari con il prete), sordo alle richieste del professore. Fortunatamente Astolfo conoscerà Stefania, una donna senza più marito con la quale scatterà un’importante scintilla.

Astolfo è la nuova commedia di Gianni Di Gregorio, un’opera frizzante, leggera e delicata, decisa e mai scialba. Come ha dimostrato sin dal suo mite e geniale esordio con Il pranzo di Ferragosto (2008), Di Gregorio sa creare commedie genuine, mai volgari né banali: le sue storie essenziali e schiette sono costellate da una moltitudine di personaggi ed eventi dettagliati e verosimili, verso i quali lo spettatore riconosce molti tratti comici della quotidianità di tutti i giorni.

La storia di Astolfo è una vicenda sul mondo d’oggi, moderno ma ancora legato al passato, fondato sulle eterne magagne che ci sono nei paesi piccoli (e non solo): dal prete furbo ed ipocrita, capace subdolamente di ingraziarsi i fedeli più convenienti e di spolpare gli altri, al sindaco imbroglione, una mediocre figurina municipale capace soltanto di giocare con il piano regolatore secondo il proprio tornaconto e quello dei suoi sodali. Un muro separa Astolfo da questi soggetti, l’onestà e la furbizia non vanno d’accordo e non possono comunicare tra di loro più di tanto: la porta murata che divide l’appartamento di Astolfo dalla sala abusivamente occupata dal prete è un simbolo perfetto, l’ottima e sintetica immagine che rappresenta la distanza tra il protagonista ed i suoi antagonisti.

Ma per fortuna Di Gregorio, regista della sincerità e mai sopra le righe, inserisce l’amore genuino, quello che sboccia tra Astolfo e Stefania, un rapporto autentico e naturale, anch’esso contrastato dalla bassezza di certe figure, ma fortunatamente più forte di tutto e quindi pronto a decollare, ad andare oltre gli ostacoli. Astolfo non cavalca più un ippogrifo, ma una vecchia Panda, non mira più alla luna o ad altri luoghi impossibili, ma preferisce partire con Stefania, per andare al mare o in montagna, lontano dai tanti “luigini” (come li definiva Carlo Levi) capaci soltanto di approfittarsi di chi è onesto a questo mondo.

Silvio Gobbi

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