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Daniel Taddei
Daniel Taddei, segretario generale della Cgil provinciale

Daniel Taddei (Cgil): “Siamo a un bivio, serve un nuovo modello di sviluppo”

Dal segretario generale della Cgil Macerata, Daniel Taddei.

In un clima di tensioni sociali e di profonda incertezza e precarietà, non è sufficiente criticare l’ultimo Dpcm, occorre adoperarsi per la tutela del lavoro, insieme a quella della salute. Bisogna contenere la diffusione del Covid prima di rischiare il collasso del sistema sanitario in inverno, per evitare un nuovo lockdown generalizzato: questo è indispensabile per la tenuta della coesione sociale, del nostro tessuto democratico e dell’economia.

E’ per questo che leggo, con estrema desolazione, le dichiarazioni del presidente di Confindustria Macerata che si lagna di “vivere in una dittatura giustificata dall’emergenza sanitaria” (…), reclamando però contributi a pioggia a fondo perduto (…).

Duole dover ricordare le cifre che lo Stato ha elargito per finanziare i diversi interventi di sostegno e rilancio delle imprese italiane: 50 miliardi a favore del sistema imprese negli ultimi cinque anni in varie forme, soprattutto come misure di agevolazione fiscale. 30 miliardi sono stati stanziati direttamente a favore delle imprese (senza contare i fondi di garanzia e gli ammortizzatori sociali) durante l’emergenza sanitaria. 19 miliardi sono stati stanziati per sostegno e incentivo alle imprese anche quando le produzioni non sono pienamente in linea con lo sviluppo ecosostenibile, cui si aggiungono anche i 14,5 miliardi già impegnati per il 2021.

Se, dunque, giustamente ci sono interventi per salvare le imprese, e quindi migliaia di posti di lavoro durante il Covid, dovremmo, invece, cominciare a fare qualche bilancio degli aiuti di Stato che sono stati messi in campo negli ultimi anni. Hanno prodotto nuovi posti di lavoro? Hanno ridotto la precarietà? Hanno prodotto uno sviluppo diverso e sostenibile? E’ vero, come afferma il presidente di Confindustria Macerata, che la mancanza di liquidità e la difficoltà di accesso al credito espongono il territorio all’azione della criminalità organizzata, soprattutto nella ricostruzione post-sisma che ha già visto l’infiltrazione di gruppi malavitosi, ma la frattura tra le attività produttive e il sistema creditizio che favorisce la permeabilità verso
economie parallele ed illegali nasce anche dal fallimento di Banca Marche determinato dalla fraudolenta gestione a danno dell’imprenditorialità onesta e della collettività.

Viviamo in un Paese in cui l’evasione fiscale sottrae alle casse pubbliche 107 miliardi, la metà di quanto ci porterà il Recovery Fund. E con lo scandalo che, nella nostra regione Marche, l’81,5% dell’Irpef arriva dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Non abbiamo sentito Confindustria indicare convintamente tra le priorità la lotta all’evasione, fronte che invece dovrebbe essere comune.

La pandemia ha fatto emergere tutte le fragilità del sistema economico-sociale che in Italia, come pure a livello globale, si è affermato negli ultimi decenni, e questo ci impone un obiettivo che non può essere, alla buona, quello di tornare al sistema precedente, caratterizzato da profonde ingiustizie e diseguaglianze.
E’ necessario cambiare radicalmente il modello di sviluppo, capire di quali investimenti ha bisogno il Paese, e di come si ricostruisce uno stato sociale ridimensionato dalle politiche di tagli perseguiti nel corso degli anni.

E’ il momento degli investimenti pubblici sulla Sanità pubblica, nella Scuola e nelle Infrastrutture, di una riforma degli ammortizzatori sociali, di una legge sulla non autosufficienza e un nuovo assegno per il sostegno alla famiglia. Servono riforme radicali, compresa quella fiscale e una vera lotta all’evasione. Affermare la centralità della qualità del lavoro e della lotta alla precarietà, con modifiche legislative oltre che contrattuali fino ad arrivare
alla legge sulla rappresentanza ed alla validità erga omnes dei contratti nazionali, cancellando i contratti pirata. Qualsiasi persona che lavora deve avere gli stessi diritti e le stesse tutele, che sia una partita Iva o un lavoratore dipendente.

Siamo ad un bivio della storia del nostro paese. Pur con posizioni legittimamente diverse occorre la partecipazione di tutte le forze sociali e produttive per la crescita e per un nuovo modello di sviluppo. Partendo anche dalle buone pratiche che in questi anni abbiamo attuato quotidianamente nel territorio.

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