Un “no” deciso super partes all’ipotesi della conversione del cementificio Sacci in mega inceneritore, la ferma volontà di non vedere la nostra regione, e in particolare il territorio di San Severino, protési verso “l’incenerimento”. La pubblica assemblea organizzata nella serata di domenica all’ex Cinema Italia dal Comitato Salva salute di Castelraimondo ha avuto il merito di vedere compatti enti, associazioni, cittadini ed esperti contro l’ipotesi che nel sito del cementificio ex Sacci venga costruito un impianto “due volte e mezzo più grande dell’attuale – ha sottolineato l’avocato Alberto Piloni, moderatore della serata – in cui annualmente dovrebbero essere bruciate 190.000 tonnellate di cosiddetto “Css”, combustibile solido secondario derivato dalla lavorazione dei rifiuti urbani e speciali”. Daniele Antognozzi, del Comitato Salva salute, ha ripercorso le tappe a livello legislativo che hanno condotto, infine, al cosiddetto decreto legge “Sblocca Italia”, il n. 133 del 12 settembre 2014, che consentirebbe di riprendere il discorso della costruzione, in luogo dell’attuale cementificio, di un mega inceneritore a ciclo continuo. Vale a dire che se le Marche non producessero un tale quantitativo di Css (il cosiddetto giallo dei sacchetti della differenziata) sarebbero obbligate a bruciarne di altre regioni, ma sempre in tale quantità, cioè 190 mila tonnellate annue. Stefano Bonfili ha illustrato le undici possibilità di “guadagno” di cui il gruppo Caltagirone, che ha acquistato la struttura, beneficerebbe nel caso di costruzione dell’impianto: dai 20 euro a tonnellata di contributo regionale di smaltimento ai Kilowatt prodotti dall’incenerimento, fino alla posizione strategica di una struttura posta in un luogo facilmente raggiungibile per le strutture viarie realizzate con il progetto Quadrilatero e, da ultimo, alle concessioni minerarie elargite a costi minimi dallo Stato per chi smaltisce rifiuti o i contributi statali destinati a chi non brucia petrolio ed è quindi etichettato come virtuoso.
Per l’ospedale Eustachio di San Severino si propongono “potenziamenti dell’Hospice, il reparto morte – ha sottolineato con la consueta verve dissacratoria il consigliere regionale di Lega Nord-Marche Luigi Zura Puntaroni – piuttosto che pensare alle nascite, se venisse realizzato il mega inceneritore per il quale i nostri enti più vicini, Provincia e Regione, non si stanno attivando come dovrebbero per evitare la realizzazione di una struttura che sarebbe deleteria per tutto il territorio, contro cui il Comune può fare poco”.
I fumi dell’impianto sono finora arrivati qui e continuerebbero ad arrivare dritti dritti a San Severino, come è tornato a spiegare il qualificato matematico Stefano Leonesi. “I dati sulla qualità dell’aria per verificare gli eventuali effetti nocivi dell’ex Sacci che sono stati rilevati dalla centrale di Macerata sono ovviamente confortanti, perché il luogo è lontano, ma quelli della centrale della località Roccafranca, che dista appena 5 chilometri da Castelraimondo, collezionati in quattro anni, evidenziano chiaramente che i venti spirano prevalentemente in direzione Castelraimondo-San Severino, lungo la valle dei Grilli, nel 46% dei casi con forza maggiore per l’imbottigliamento dell’aria nella vallata per l’effetto Venturi. Al termine della valle, giunti a San Severino, ristagnerebbero con possibilità, nel caso di piogge, di far ricadere eventuali particelle inquinanti sul territorio settempedano”.
Le conseguenze del fumo fuoriuscito dal camino del cementificio le ha illustrate il dottor Sandro Scalini, medico di famiglia. “Da un’analisi dell’Arpam chiesta dalla precedente Amministrazione è emerso che il numero di malati di leucemia sul nostro territorio è più alto rispetto alla media nazionale. Diversi altri studi sui territori in prossimità di inceneritori – ha spiegato non senza preoccupazione il dottor Scalini – hanno evidenziato un più alto tasso di tumori”.
Sulle possibilità di evitare la costruzione di un mega-inceneritore si è pronunciato Dominique Thual, assertore della filosofia del ri-uso, secondo il quale “è necessario arrivare a una percentuale di raccolta differenziata sopra il 70% affinché la soglia del recupero non giustifichi la costruzione di un inceneritore”.
Sul piano politico, secondo il consigliere regionale del gruppo misto Sandro Bisonni, “la lotta non sarà facile come ho avuto modo di appurare nel presentare due mozioni, in Consiglio, che non hanno sortito grande effetto. Visto lo scarso peso della nostra Regione al tavolo delle trattative Stato-Regioni, propongo di indire un referendum nazionale contro gli inceneritori per il quale sarebbe sufficiente l’impegno di cinque regioni piuttosto che attivarsi a livello di semplici cittadini con 500.000 firme. Non vedo la volontà reale della Regione Marche di opporsi al Governo per la costruzione di un inceneritore al posto del vecchio stabilimento Sacci”.
Il sindaco Rosa Piermattei, infine, ha lodato l’iniziativa del preparatissimo Comitato Salva salute, invitando a reiterare gli incontri informativi sull’argomento e promettendo “l’impegno costante del Comune a impedire la costruzione dell’inceneritore, contro il quale ci opporremo per tutto ciò che è in nostro potere”.
Il moderatore Piloni ha ricordato la soluzione “più semplice per evitare una tale costruzione. Si deve votare “no” al referendum del 4 dicembre. Un voto al quale vi invito fermamente, che disinnescherebbe tutto”.
L.M.