“Oggi vorrei rivolgere un appello alle giovani generazioni e ricordare che la guerra non è stata, e non sarà mai, una soluzione, né un modo per risolvere i problemi. Fra i tanti conflitti il secondo conflitto fu devastante. In esso ci furono italiani che combatterono cotnro italiani”. Con queste parole il vice sindaco di San Severino, Vincenzo Felicioli, ha portato il saluto della città, dopo aver sfilato col lungo corteo da Piazza del Popolo fino al monumento alla Resistenza, in occasione della cerimonia ufficiale con la quale è stato ricordato, anche a San Severino, il 25 Aprile a settant’anni esatti dalla Liberazione.
“I problemi non vanno risolti con i conflitti aprendosi al dialogo e al confronto. Non mi piacciono certi messaggi che vengono lasciati oggi. Non mi piacciono i messaggi che vengono lanciati contro chi affronta il mare in tempesta – ha aggiunto Felicioli –. In questa giornata così speciale, in questa ricorrenza così particolare vogliamo ricordare, in particolar modo, la figura di Bruno Taborro, una persona venuta a mancare esattamente un anno fa. Non voglio parlare di Bruno come partigiano ma di Bruno come persona che, nella sua semplicità, ci ha lasciato un grande insegnamento perché in lui molti di noi hanno rivisto l’italiano vero. Egli non ha mai preso una posizione, non ha fatto una guerra di parte, ma ha combattuto per un ideale che si chiamava Patria. Sono questi gli esempi che dobbiamo presentare anche alle nuove generazioni. Anche mio padre – si è poi fatto commosso il ricordo di Felicioli – aveva combattuto la seconda guerra mondiale con le truppe di Liberazione. Non la ricordava con piacere quando ripeteva: “Ho combattuto contro degli italiani”. Non ha mai detto sono stato un combattente”.
Per l’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, ha preso poi la parola Donella Bellabarba, in rappresentanza della sezione “Cap. Salvatore Valerio”: “Oggi dedichiamo questa celebrazione al ricordo di Bruno Taborro, partigiano scomparso un anno fa che dai 17 anni e fino all’ultimo giorno della sua vita è stato un combattente. Egli non diceva ma io ma noi. Raccontava, precisava e ricordava pensando sempre come la voce e la memoria del Battaglione Mario, la formazione di cui fece parte, quella che liberò la Città di San Severino Marche. Quella di Bruno è stata la testimonianza concreta di cosa significhi essere cittadino italiano libero, responsabile e consapevole e non indifferente. Dovremo ripensare all’esempio che ci ha trasmesso e dovremo approfondire, in occasione di questo anniversario, l’esempio che ci è stato dato da gente come lui che in un altro contesto, in un Paese piegato e piagato, è stata capace di risollevarsi. Nel nostro passato – ha concluso la Bellabarba – c’era la volontà degli italiani di fare un’Italia insieme agli italiani”.
Alle celebrazioni ufficiali per il 25 Aprile hanno preso parte anche i familiari di Bruno Taborro che, assieme al vice sindaco e con il sindaco dei ragazzi, Leonardo Simoncini, hanno deposto una corona di alloro al monumento alla Resistenza. Presenti alla cerimonia pure il presidente del Consiglio comunale, Ostilio Beni, gli assessori Simona Gregori e Giampaolo Muzio, i consiglieri Alessandra Aronne, Romina Cherubini e Gabriela Lampa, i comandanti dei Carabinieri, del Corpo forestale, della Polizia municipale, gli alunni delle scuole. Al corteo, aperto dal Gonfalone del Comune e dalla bandiera dell’Anpi, si sono unite rappresentanze e insegne dell’Associazione nazionale Carabinieri e della Croce rossa, con i loro volontari, dell’Arma di Cavalleria, dell’Avis e di altre associazioni Combattentistiche e d’Arma.