Il film The Square (uscito il nove novembre in Italia) del regista svedese Ruben Östlund ha vinto uno dei più importanti premi cinematografici al mondo, la Palma d’oro del Festival di Cannes 2017 e, pur avendo vinto un premio simile, la sua distribuzione non è delle migliori (infatti, nel fine settimana di domenica 26 novembre, nell’intera provincia di Macerata, il film era disponibile solo a Civitanova Marche!).
Il protagonista della vicenda è il curatore del museo del Palazzo Reale svedese, Christian (Claes Bang), ed è alle prese con la sponsorizzazione di un evento intitolato “The Square”: un’opera d’arte concettuale, realizzata con un perimetro di luce di forma quadrata sulla pavimentazione della piazza, accompagnata dalla scritta “Il Quadrato è un santuario di fiducia e amore. Al suo interno abbiamo tutti gli stessi diritti e doveri”. Si tratta di un’opera a stampo sociale, volta a sensibilizzare il pubblico ad aiutare chi i più debole della società. Christian vuole trasmettere al pubblico tale messaggio, cercando di promuovere l’evento con vari incontri, cene ed interviste. Ma durante il corso della vicenda, una serie di vicissitudini nella realizzazione della mostra e nella vita privata di Christian scombineranno ogni progetto. Il primo aspetto che emerge dalla visione è la forte critica che Östlund muove all’arte contemporanea, rappresentata come scialba, pretestuosa e per nulla originale. Il mondo dell’arte è visto come una gigantesca operazione di marketing, di strategie e di pubblicità: le opere del museo non hanno alcuna sostanza se non vengono pompate dalla divulgazione dei critici e curatori (e, purtroppo, questo spesso accade). L’arte d’oggi, secondo la visione del regista, è una “bestia” selvaggia e idiota che ha perduto ogni originalità: per farsi notare deve percuotere il pubblico emotivamente e, in alcuni casi, anche fisicamente (come la scena della performance dell’uomo-scimmia alla cena del museo: una sequenza perfetta, dove la situazione evolve dalla finzione alla violenza vera, girata in maniera elegante e feroce al contempo). Ma questo giudizio sull’arte contemporanea è solamente l’involucro che ricopre la vera critica dell’autore, cioè quella mossa nei confronti dell’ambiguità della “bella società”. L’arte ipocrita è solamente lo specchio della falsità dell’uomo ricco e “perbene”, il quale costituisce un mondo fatto di filantropi a parole, ma in verità ben lontani dall’essere solidali con chi ha bisogno. Il protagonista è il paradigma di questo mondo, perché nel corso della storia si nota, sempre di più, la sua vanità, il suo sciovinismo. Christian è un personaggio fortemente contraddittorio: vuole promuovere la solidarietà con la mostra che organizza, ma non rispetta nessuno al di fuori di sé e del suo ego smisurato. Egli vorrebbe stimolare il senso di giustizia attraverso l’arte, ma al tempo stesso è il primo a essere diffidente nei confronti di chi chiede aiuto. È capace di affidarsi ad un barbone al centro commerciale per cercare le proprie figlie e, poi, non accetta di scusarsi con un bambino povero che aveva offeso. Le sue contraddizioni sono connaturate alla sua “classe” di appartenenza, sono insite al suo status sociale. Non fa apposta ad essere così, ma non può farne a meno: per aiutare veramente chi ha bisogno, dovrebbe scendere dal suo status altolocato, ma ciò lo porterebbe ad abbandonare tutte quelle comodità alle quali è avvezzo. La sua natura lo porterà sempre a fare la scelta più comoda per lui e non la più giusta (e durante tutto il film, con vari piccoli particolari, questo aspetto è pronunciato in maniera evidente). Tutto ciò è raccontato in questo film esplosivo, veramente originale nel panorama del cinema. Un film che si discosta dalla classica critica drammatica di una determinata società, utilizzando una narrazione più rilassata e divertente, ma spietata quando lo deve essere. L’autore, senza essere pesante, né tralasciando alcun aspetto negativo dei personaggi, muove a quella realtà mondana (che è solo apparenza) una delle più originali critiche degli ultimi anni.
Silvio Gobbi