Il nuovo film di Francis Ford Coppola, Megalopolis, presentato in concorso al Festival di Cannes 2024, è un’opera che sta dividendo il pubblico, stimolando una serie di riflessioni e di commenti in contrasto tra di loro. Un film opulento, eccessivo, carico ed audace fino all’estremo: un racconto in perenne bilico tra genialità e retorica.
Megalopolis è ambientato negli Stati Uniti d’America, nella metropoli di “New Rome” (New York). Caesar Catilina è un architetto utopista, dotato di particolari poteri (sa “fermare il tempo”) e vincitore del premio Nobel per aver scoperto una sostanza indecifrabile ma ricca di qualità, il “megalon”: questa materia può adattarsi e manipolare ogni sostanza esistente, ed è applicabile in molti ambiti, come l’edilizia. L’architetto vuole far uscire New Rome dalla decadenza, progettando, grazie al megalon, una nuova città dove ci sia una perfetta armonia tra uomo e natura: una realtà migliore e più giusta per tutti. Il suo visionario progetto si scontra con le idee del sindaco, Frank Cicero, un conservatore in perenne contrasto con il sognatore Catilina.
Nel realizzare quest’opera, Coppola prende come spunto il famoso scontro tra Cicerone e Catilina, puntando ad una storia complessa, caratterizzata da una regia ritmata, ambienti lucenti e oscuri al tempo stesso, con tanto di riprese in “angolo olandese” (le inquadrature “storte”, capaci di enfatizzare il disagio ed i conflitti tra i personaggi) e montaggi paralleli e frenetici che accrescono l’adrenalina (tecniche già utilizzate nei suoi precedenti lavori). Nel complesso, l’autore abbonda con le citazioni, mescolando il kitsch al cinema espressionista e rievoca le atmosfere di Fritz Lang. Il regista riesce a dare vita all’eccesso da lui cercato: l’eccessiva decadenza di New Rome; l’eccessiva rigidità di Cicero; l’eccessiva visione sognante di Catilina (un soggetto in cui albergano egocentrismo ed altruismo). Come dichiara spesso il suo Catilina, solo chi osa è padrone del proprio destino e del futuro, e così Coppola ha fatto: ha osato, ha caricato il film fino all’inverosimile, ed ha ottenuto un prodotto intricato, abbondante e a tratti confusionario. È un’opera che gioca con gli eventi, rischiando fino alla fine pur di rimanere ancorata alle proprie idee ed utopie, ovvero ribadire come l’arte e l’immaginazione siano necessarie per creare un mondo migliore (in questo, Caesar Catilina è il preciso alter ego di Coppola). E proprio come il suo protagonista, Coppola ha fatto di tutto per realizzare la propria opera, camminando lungo il difficile percorso della dismisura, sfidando e sbattendo in faccia al pubblico un lavoro che vuole essere tanto una fiaba quanto un esperimento cinematografico, capace di provocare e polarizzare le opinioni come poche altre opere filmiche.
Silvio Gobbi