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Nino Ricci (Macerata, 2009). Foto di Fabio Falcioni
Nino Ricci (Macerata, 2009). Foto di Fabio Falcioni

Ricordo di Nino Ricci, artista di grande valore ed eleganza

di Alberto Pellegrino

Nino Ricci (Macerata, 1930-2022) è stato un pittore e incisore di caratura nazionale pur avendo scelto di vivere e lavorare nella sua città natale, tessendo una fitta rete di amicizie in tutte le Marche e anche a San Severino. Ha studiato nella “Scuola del Libro” di Urbino, dove ha appreso le tecniche dell’incisione; successivamente ha frequentato la sezione di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Roma; ha infine conseguito la specializzazione di costumista cinematografico nel Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Negli anni Cinquanta ha frequentato assiduamente gli ambienti artistici romani, legandosi all’Art Club e a moltissimi artisti che aderivano all’astrattismo e all’informale; ha avuto, inoltre, l’opportunità di conoscere la produzione artistica di Ensor, Picasso, Paul Klee, Morandi e Fautrier.

Nel 1954 è ritornato a Macerata ma si è sempre aggiornato su tutta la produzione artistica del tempo, non solo da usare come fonte d’ispirazione artistica ma come insieme di conoscenze da trasferire nella docenza e nella promozione di varie iniziative culturali sul territorio regionale. Ha svolto la sua carriera di insegnante negli Istituti di Belle Arti e nei Licei Scientifici, come docente di Decorazione pittorica, Progettazione architettonica e Storia dell’arte.

Tra 1966 e 1968 i cicli La preistoria e l’uomo e L’uomo scava nel tempo la propria storia hanno segnato l’inizio di una ricerca caratterizzata dalla purezza della costruzione geometrica che si esprime attraverso la ripetizione, ma anche attraverso variazioni nei rapporti tra i solidi, articolazioni dei movimenti di piano e delle modulazioni cromatiche, cercando con ammirevole coerenza di trasmettere le sensazioni e le emozioni generate dal segno grafico e da forme segnate dal ritmo delle costruzioni geometriche e del colore.

L’attività di promozione dell’arte di Nino Ricci ha lasciato un segno nella vita culturale di Macerata e della nostra regione dagli anni Quaranta fino ai primi anni del Duemila. Ha intessuto forti legami culturali con importanti artisti marchigiani come Osvaldo Licini, Arnoldo Ciarrocchi, Giuseppe Mainini, Elvidio Farabollini, compresi i nostri Arnaldo Bellabarba e Remo Scuriatti. Ha tenuto mostre personali a Roma, Firenze, Bologna, Padova, Piacenza, Bari, Matera, Cagliari e naturalmente a Macerata. Le opere di nino Ricci sono state raccolte in varie pubblicazioni a cominciare nel 1980 da una monografia con testi di Giuseppe Appella e Libero De Libero, uscita a cura di Vanni Schiewiller nella collana “Arte Moderna in Italia”; la monografia intitolata Nino Ricci, opere pittoriche 1957-2002 (2003), pubblicata a cura di Giuseppe Appella dalle edizioni de La Cometa di Roma; la monografia Nino Ricci, Le metamorfosi della geometria – Opere dal 1957 al 2013 (2013), pubblicata a cura di Giuseppe Appella presso De Luca Editore d’Arte; infine nel 2018 l’Associazione Culturale Centofiorini ha pubblicato la monografia Una poetica della vita – Gli scritti di Nino Ricci, a cura di Lucio del Gobbo e Luigi Ricci. Appassionato e attento lettore di poesia, Ricci ha realizzato anche diversi libri d’arte, mettendo in relazione le sue opere con le composizioni poetiche di Leonardo Sinisgalli, Bartolo Cattafi, Eugenio De Signoribus e Wislawa Szymborska.

La produzione artistica di Nino Ricci si è sviluppata principalmente con opere dipinte ad olio o ad acquarello su diversi supporti senza mai dimenticare una continua sperimentazione con vari materiali come il carbone e la sabbia, gli acrilici, la plastica, l’alluminio, l’acciaio e la cartapesta. Hanno un particolare rilievo le sue opere su carta realizzate con tecniche miste, incisioni all’acquaforte, litografie e serigrafie. Ricci ha sempre collocato la forma nell’intero spazio della tela o della carta, senza lasciarsi prendere dall’angoscia della ripetizione, ma rimanendo costantemente fedele a un geometrismo razionale che si è tradotto nella creazione di solidi che prendono la forma di cristalli dalle infinite sfaccettature, ampliando continuamente il proprio campo d’azione, senza tuttavia assoggettare la propria fantasia al dominio delle geometrie. La dimensione delle sue opere è legata a un movimento in senso trasversale o longitudinale, con continui cambiamenti di direzione e con il bisogno di passare dalla superficie della tela all’uso di materiali diversi capaci di sollecitare la sua creatività che sempre prodotto opere segnate da una forte tensione lirica con un’ultima predilezione per la raffigurazione di oggetti totemici caratterizzati da tenui variazioni cromatiche volte a creare liriche armonie esistenziali.

“La delicatezza emotiva, la tenuità, il minimalismo caratteristico della sua pittura – scrive il critico Lucio Del Gobbo – descrivono la sua sensibilità, il suo equilibrio, il senso della misura, la prudenza e ponderatezza di giudizio critico, la sua antiretorica… Nino Ricci è stato uno straordinario conoscitore e cultore di tecniche ed è stato un artista eclettico, incisore, pittore, scultore,  esperto di fotografia, di scenografia  e di cinema,  è dunque importante considerare che egli, anche in virtù di tali esperienze e delle numerose corrispondenze avute, si è presto formato come intellettuale dell’arte, cioè artista di una razza oggi assai rara, che oltre a praticarla, l’arte, l’ha anche studiata, insegnata, considerata attraverso il tempo e le mode,  giudicata nei suoi vari aspetti, e fruita a livello di pensiero come strumento di riflessione e autocontrollo.

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