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La mostra in Pinacoteca
La mostra in Pinacoteca

Non solo Remo Scuriatti: ecco gli altri artisti in mostra

La mostra inaugurata lo scorso 26 settembre, “Remo Scuriatti, fotografo e pittore”, a cura di Alberto Pellegrino (promossa dal Comune di San Severino, con il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e della Regione Marche), non riguarda soltanto l’eclettico artista nato nel 1900 e morto nel 1972 a San Severino Marche. Al protagonista sono state dedicate le sale del Palazzo della Ragione Sommaria e della Chiesa della Misericordia, ma il pianoterra della Pinacoteca civica è occupato da una cerchia di artisti settempedani contemporanei a Scuriatti, personaggi legati a lui dall’amicizia e dagli stessi interessi culturali. Ben undici sono i protagonisti della terza parte di questa esposizione che, ricordiamo, sarà aperta fino al 28 febbraio 2021.

L’allestimento di questa «mostra nella mostra», dove si spazia dalla pittura alla scultura, è stato realizzato dall’architetto Shura Oyarce Yuzzelli (ha curato anche le altre due sedi dedicate interamente a Scuriatti). Nella prima sala, abbiamo le tele di Arnaldo Bellabarba (1913-2002), Renato Pizzi (1915-1996) ed Ezio Raimondi (1930-2019).

Bellabarba, diplomato al Regio Liceo Artistico di Roma, sin dagli anni Trenta ha partecipato a mostre ed eventi come la Prima esposizione d’Arte della Giovinezza di Roma (1932) e, una volta rientrato nelle Marche, ha continuato la sua attività artistica nel territorio (di sua realizzazione il Monumento alla Resistenza di San Severino e il Monumento ai Caduti di tutte le guerre a Gagliole). Una forte sensibilità al colore e lo stile dinamico-futurista lo hanno accompagnato per tutta la sua vita artistica, come vediamo nei lavori esposti alla mostra (realizzati negli anni Novanta). Anche Pizzi si è formato a Roma e, tornato nel paese, si è dedicato ad una laboriosa ricerca artistica, riscontrabile nelle tele qui esposte: colori caldi, gialli e rossi, dove paesaggi e figure umane mescolano onirismo e realtà, arrivando ad una forma espressiva lodevole. Il terzo, Raimondi, bene si abbina ai lavori dei due precedenti: le sue opere sono composizioni cromatiche astratte capaci di creare intelligenti abbinamenti di colore.

Sempre nella prima sala, una zona è riservata a Luigi Cristini (1929-2017). Architetto, formatosi a Firenze, una volta tornato a San Severino si è dedicato alla professione (oltre ai molti edifici realizzati in città e non, ricordiamo il Monumento-scultura alla Resistenza a Macerata, progettato con l’architetto Paolo Castelli) continuando a coltivare, fino in ultimo, anche i suoi interessi per le arti visive. Le sue opere esposte in mostra sono sia pittoriche che scultoree: l’insieme di acquarelli, collage, metalli ci fanno ripercorrere le sperimentazioni degli anni Sessanta, dove possiamo notare una predilezione per i soggetti architettonici.

Nello spazio successivo, la mostra prosegue con le sculture di Luigi Balducci, classe 1923. Opere in legno, in pietra e bronzee: un autodidatta di talento che ha dedicato la sua vita artistica allo studio dei materiali e delle loro caratteristiche, in modo tale da poterli lavorare al meglio, per fare aderire così le forme (figurative o astratte) dei suoi lavori ai suoi intenti poetici.

Dopo le opere di Balducci, un altro scultore, Wulman Ricottini (1908-1991). Attivo nella scultura ritrattistica e nella medaglistica, ha coltivato in parallelo una ricerca scultorea più intima e personale, capace di esplorare tanto le forme astratte quanto le figure più concrete, senza perdersi in vuoti esercizi di forma.

Nell’ultima stanza è presente, nella parete centrale, una grande tela di Giuseppe Massaria (1919-2009), originario di Trieste, ha vissuto a San Severino fino al 1998. L’opera è la Crocifissione da lui donata al Comune: un lavoro dai colori forti e dalle figure drammatiche, di grande impatto visivo. A sinistra del quadro, una crocifissione in bronzo realizzata da Balducci, messa vicina all’opera di Massaria per affinità tematica. Sulla stessa parete, le tele di Vincenzo Tomassini (1918-2017) raffigurano paesaggi delicati, caratterizzati da una pittura dalla cromia evocativa e non invasiva.

Infine, nella terza ed ultima parete della stanza, troviamo le opere di Carlo Bucci (1936-2004) e Benur Caciorgna (1935-2004). Bucci, originario dell’Abruzzo, si è trasferito da bambino a San Severino. Dopo il diploma al Liceo artistico, ha insegnato per anni, senza frenare mai la sua produzione pittorica, con sconfinamenti anche nella scultura (è sua la drammatica scultura del Cristo presente nell’atrio della Chiesa di San Domenico). I lavori di lui e di Caciorgna dialogano perfettamente tra di loro: scorci di Elcito, e non solo, rappresentati con tratti sintetici e diretti, capaci di tratteggiare immagini essenziali senza cadere nell’incompletezza.
All’interno della mostra, attualmente mancano soltanto i due dipinti del regista, ed ex docente di regia all’Accademia di Belle Arti di Macerata, Luciano Gregoretti (1928). Il loro arrivo è previsto a breve, in modo da completare così il panorama della cerchia degli amici di Scuriatti; per il momento possiamo vedere i suoi lavori soltanto nel catalogo.
Questa è la «mostra nella mostra» presente nella Pinacoteca civica. Un veloce ed efficace viaggio tra gli amici e conoscenti di Remo Scuriatti: artisti che sono entrati in contatto con il “fotografo-pittore”, confrontandosi con lui e la sua arte. Una realtà che si è fatta storia.

s. g.

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