“Cara Cristina ci piace ricordarti a scuola: il tuo lavoro, la tua passione lì in mezzo agli alunni che seguivi con il tuo sguardo attento e amorevole. Abbiamo potuto conoscere la tua riservatezza e la tua dolcezza. Abbiamo condiviso anni e anni di scuola: le programmazioni, i Collegi docenti, le lezioni, i pasti a mensa ma anche tanto altro: le risate e le preoccupazioni. Non si poteva non notare che il fulcro della tua vita era la famiglia e ci auguriamo che il tuo esempio sia illuminante per i tuoi figli e nipoti. Ci piace pensare, mentre siamo qui riuniti, che ci stai guardando con il tuo indimenticabile sorriso senza però mai staccare lo sguardo dal tuo amato Fabrizio, dai tuoi figli Gaia e Oliviero e dai nipoti”.
E’ il ricordo che “le colleghe di una vita della scuola primaria di San Severino Marche” hanno scritto per Cristina Giacanella, 64 anni, a lungo insegnante dell’Istituto comprensivo “Tacchi Venturi”.
Da un po’ si era trasferita a Jesi per ragioni familiari, assieme al marito Fabrizio Grandinetti, già direttore di banca e vice presidente del Consiglio regionale delle Marche. Qui insegnava alla “Mestica” del Comprensivo “Lotto”. Ecco il pensiero della dirigente scolastica Sabrina Valentini: “La maestra Cristina Giacanella ha dato un importante contributo alla nostra comunità educante dell’IC Lotto di Jesi: riservata, mite, pacata nei modi ha amato il suo lavoro e si è presa cura dell’educazione dei nostri alunni della scuola Primaria “Mestica” con professionalità e dolcezza amorevole”.
Ai funerali, concelebrati dal cardinale Edoardo Menichelli nel santuario della Madonna dei Lumi – presente anche fra Sergio Lorenzini, Ministro dei Frati minori Cappuccini delle Marche -, hanno partecipato tante persone, riempiendo la chiesa compatibilmente con le misure di sicurezza richieste dal coronavirus. Tutti si sono stretti attorno ai familiari: il marito Fabrizio, i figli Oliviero e Gaia, i nipoti Fabrizio, Antonio, Ester e Maria Sole, il genero Luigi, la nuora Benedetta, il fratello Francesco e la cognata Cesarina.
Straordinarie parole di luce e di speranza le ha pronunciate per loro, e per chi ha voluto bene a Cristina, il cardinal Medichelli nella sua omelia.
“La bara è come una cattedra di fronte alla quale vogliamo trarre insegnamenti sulla verità della vita – sono, in sintesi, le riflessioni di mons. Menichelli – e tre sono le parole fondamentali”.
La prima è la morte che, come diceva anche San Francesco, è “sorella” di tutti noi: “Lo sappiamo, fa parte della nostra esistenza terrena, dobbiamo metterla in conto, accettarla, nonostante i perché?, gli interrogativi che ognuno si pone quando essa arriva improvvisa, spietata”.
La seconda è resurrezione, eternità. Un passaggio, questo, che il cardinal Menichelli ha illuminato con la Parola di Gesù e poi spiegato raccontando anche un aneddoto della sua vita.
“Ero a Roma e prestavo il mio servizio sacerdotale in un ospedale in cui era ricoverato lo scrittore Alberto Moravia. Un giorno, in prossimità della Pasqua, andai a trovarlo e gli proposi di recitare una preghiera. Mi disse: ‘Padre, la dica lei per me. Da piccolo, mia madre me le aveva insegnate, ma le ho dimenticate. Deve sapere che lei è fortunato, perché per me l’ultima parola è morte, mentre per lei è la penultima…”.
Per chi crede, infatti, l’ultima parola è risurrezione e la morte è solo una porta che si apre sulla vita eterna, al fianco di Dio.
La terza verità è l’amore, che alimenta la memoria in chi rimane e conserva nel suo cuore il ricordo della persona salita in Cielo. Un amore forte e profondo come quello che legava Fabrizio alla sua Cristina. Un amore che lui stesso ha manifestato pubblicamente, intervenendo – commosso – per dare l’ultimo saluto alla compagna della sua vita. Un amore che ora resta per lui il più intimo tesoro.
Al termine della messa è salito all’altare anche il nipote Fabrizio, di 10 anni, che ha letto questi suoi versi:
Nonna Cristina, Gesù ti ha accolto nel suo regno
e tu con un sorriso sei entrata in modo degno.
Dall’alto ci ha salutato
e un abbraccio da lontano ci ha mandato.
Ora per la malattia non soffri più
e stai beata lassù!
I medici ad aiutarti hanno provato
quel che hanno potuto ti hanno dato.
Ti ricordi quando al mare giocavamo
e tutti insieme ci tuffavamo?
Quando per l’Epifania e tutte le altre feste i regali ci compravi
e insieme a noi sorridente li scartavi?
Ti ricordi quando le tue delizie per noi sfornavi
e se le mangiavamo festeggiavi?
Tutti i ricordi passati
non si sono rovinati
e dentro di noi si sono incarnati.
Il bene che ci siamo voluti a vicenda mai si fermerà
e nei nostri cuori per sempre rimarrà!
Le offerte raccolte durante le esequie saranno donate dai familiari all’Hospice del “Bartolomeo Eustachio” di San Severino.