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Euro Net San Severino Marche
L'architetto Luca Maria Cristini, promotore dell'iniziativa

A spasso tra storia e leggenda per conoscere meglio il nostro passato

Nell’aggiornare il nostro sito siamo rimasti indietro – e ce ne scusiamo con i lettori – sul resoconto di un’interessante iniziativa di trekking urbano, svoltasi domenica scorsa e dedicata al trasferimento dell’urna di san Severino vescovo dall’antica Settempeda fino al monte Nero, dove oggi sorge il nostro Castello. La camminata, guidata dall’architetto Luca Maria Cristini, ce la racconta Fiorino Luciani, che ha partecipato all’evento ed è un valente collaboratore del Settempedano. (m.g.)

Siamo partiti dall’edicola che si trova nei pressi della vecchia chiesa della Pieve: è stato scelto questo come punto di riferimento dell’uscita del carro dalla città di Settempeda. Prima del via c’è stato il saluto del sindaco Rosa Piermattei.

Attraversando il rione Settempeda – una zona che in quel tempo era piuttosto acquitrinosa a causa dello scarico delle acque del fosso di Fontecupa, tanto da richiedere la deviazione del suo percorso, per bonificare l’area, con un taglio del terreno (da cui deriva il nome del fosso e del ponte dell’ “intagliata”) – siamo giunti al borgo di Fontenova. Qui abbiamo fatto la prima sosta di fronte all’edicola del vecchio ponte, dove – secondo la tradizione – avvenne l’attraversamento del fiume.

Quindi, percorrendo i portici di viale Eustachio e lambendo la piazza, siamo arrivati fino alla Pitturetta e abbiamo fatto la seconda sosta accanto alla piccola chiesetta. Poi, una volta ripreso il cammino, siamo saliti fino ai pressi di Palazzo Sassolini e dell’Istituto “Bambin Gesù”, facendo una terza tappa là dove un tempo sorgeva la chiesa di San Marco, riportata anche nella pianta del Cipriani del 1640.

Dopo l’esposizione di una serie di notizie storiche da parte dell’architetto Luca Maria Cristini, il gruppo è ripartito alla volta del Duomo vecchio: qui, secondo la tradizione, i buoi si fermarono come a voler indicare la scelta di quel posto per la degna sepoltura dei resti del vescovo Severino. Il portico del chiostro ci ha così riparato dalle prime gocce di pioggia cadute in una mattinata intensa e particolarmente interessante.

Fiorino Luciani

Riproponiamo il testo di Luca Maria Cristini sulla traslazione del corpo di San Severino tra verità e leggenda

La tradizione vuole che i resti del Santo, nascosti per il rischio di trafugamento, siano rimasti in oblio per almeno quaranta anni e che siano stati rinvenuti fortuitamente il 3 novembre 590. Sarebbero stati solennemente ricomposti e trasportati dall’antica cattedrale di Settempeda fino al Castel Reale, sulla sommità del Monte Nero, ove, come già detto, il nuovo insediamento medievale si andava formando. Secondo gli storici, il carro con il corpo di San Severino, cui furono aggiogati due bianchi giovenchi, fu seguito lungo il percorso dai chierici e dal popolo festante con ceri accesi e all’approssimarsi del corteo, la strada si adornava ovunque di fiori sbocciati all’istante. Narra padre Bernardo Gentili che San Severino fosse apparso in sogno a un sacerdote settempedano rivelandogli – oltre alle modalità già viste con cui il feretro si sarebbe dovuto trasferire – che il luogo in cui buoi si sarebbero fermati, senza essere condizionati da alcun conducente, quello sarebbe stato il punto di sepoltura. Inoltre, una nuova città ivi costruita sarebbe sempre stata sotto la sua patronale tutela.
Come è facile immaginare, anche questo trasporto miracoloso è stato nei secoli oggetto di leggenda e della fantasiosa devozione popolare, che ha portato ad attribuire al carro numerose fermate lungo il tragitto, specialmente ove vi fosse qualche segnale sacro. Tantissimi storici e si sono dedicati a rammentare e descrivere questo evento prodigioso, al punto che Giuseppe Ranaldi riferisce di ben novantasette contributi che trattano questo prodigioso trasporto.
Il luogo dove era il ponte detto di San Severino, minato e distrutto dalle truppe tedesche in ritirata nel 1944, sarebbe proprio il punto dove la processione avrebbe attraversato il corso del fiume Potenza, le cui acque si sarebbero ritratte miracolosamente per facilitare il guado. Proseguendo il loro tragitto, sempre non guidati, i buoi si sarebbero diretti verso il Monte Nero, inginocchiandosi e sostando dove oggi è la chiesina di Santa Maria della Pitturetta, riedificata nel secolo XIX inglobando una più antica edicola viaria con un affresco quattrocentesco.
Rimessisi in moto, ancora una volta senza alcuno stimolo da parte di coloro che li accompagnavano, i due giovenchi si sarebbero definitivamente fermati sulla sommità del Monte Nero, ove sorgeva il Castel Reale. All’interno del castello le spoglie avrebbero infine trovato nuova sepoltura e una chiesa vi sarebbe stata eretta in onore del santo – come afferma Colucci – proprio sul luogo dove egli aveva avuto il proprio romitorio: “in eodem sepultus loco, in quo habuerat monasterium”.

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