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Macerata, doppio evento per i cento anni di Bauhaus

«Insieme concepiamo e creiamo il nuovo edificio del futuro, che abbraccerà architettura, scultura e pittura in una sola unità e che sarà alzato un giorno verso il cielo dalle mani di milioni di lavoratori, come il simbolo di cristallo di una nuova fede». Così scriveva l’architetto tedesco Walter Gropius, nel 1919. La Grande Guerra era finita da un anno: la Germania (come le altre nazioni belligeranti) era uscita devastata dal conflitto, e doveva fare i conti con la pace e la ricostruzione. La Repubblica di Weimar, regime antecedente l’ascesa di Hitler, vedeva lo sforzo da parte delle forze centriste e socialdemocratiche riformiste per far ripartire la nazione: una fortunata e fortunosa stagione, duramente provata dalla Crisi del ’29, per poi tracimare totalmente nel 1933, con l’ascesa dei nazisti di Adolf Hitler. Proprio in questi quattordici anni, dal 1919 al 1933, nasce, si sviluppa e si conclude l’esperienza della scuola del Bauhaus, fondata da Gropius: un istituto dalla innovativa visione di arte, architettura e artigianato, capace di far propri i linguaggi delle Avanguardie storiche (Espressionismo, Cubismo, Futurismo e Astrattismo) ed applicarli all’architettura ed al design.
Una visione globale, interconnessa, dell’arte: non doveva più essere a sé, distaccata dalla vita, dall’oggettistica comune e dalle costruzioni, ma doveva divenire, organicamente, parte dell’uomo, presente in ogni suo ambito: “È morta l’opera d’arte come «cosa in sé», come «l’art pour l’art»: la nostra coscienza comunitaria non tollera alcun eccesso individualistico” (Hannes Meyer, 1926). Questo era l’obiettivo della scuola Bauhaus: rendere l’arte una componente naturale nella vita dell’uomo, in ogni sua attività e aspetto (un pensiero che ritroveremo anche nei Muralisti dell’Italia fascista e negli architetti razionalisti). Bauhaus, realtà d’eccellenza e d’eccezione, con una considerevole presenza femminile e aperto a personalità da tutto il mondo (Paul Klee, Vasilij Kandinskij, László Moholy-Nagy e molti altri), nel suo breve tempo di vita, varie direzioni si sono succedute: Gropius, Hannes Meyer e Ludwig Mies van der Rohe; altrettante sedi sono state cambiate, prima Weimer, poi Dessau ed infine Berlino. Il declino è stato inesorabile, seguendo di pari passo l’incupirsi della Germania, dell’Europa e del mondo intero. Pur fronteggiando il sempre maggiore scemare di finanziamenti e risorse, i membri della scuola hanno progettato fino alla fine, realizzando edifici ed oggetti così all’avanguardia da essere, ancora oggi, modelli di riferimento: con il Bauhaus, è nato il vero design. Tutto ciò è chiaramente descritto nei pannelli di “La casa del futuro”, mostra didattica presente a Palazzo Ugolini, Macerata. L’esposizione è curata da Roberto Cresti (noto a San Severino per aver realizzato, nel 2016, insieme all’Archivio Storico Tipolitografia Bellabarba la mostra “Le linee della mano”, riguardante i disegni e le opere inedite del poeta Eugenio Montale), Loris Frenguelli ed Ermenegildo Pannocchia. “La casa del futuro” è un viaggio che ci porta dal passato all’oggi, in direzione del domani: un’accurata ricostruzione storica degli eventi significativi del Bauhaus e della sua epoca. Entriamo in quel tempo apparentemente lontano da noi, ma in verità contemporaneo: la freschezza delle loro costruzioni, dei loro oggetti, la loro visione dell’uomo (con influenza dell’Antroposofia di Steiner) e del mondo sono ancora un modello in divenire, da realizzare pienamente.
Macerata omaggia il Bauhaus anche con un altro evento parallelo, non collegato al precedente. Da venerdì 19 luglio è possibile visitare in tre sedi, Palazzo Buonaccorsi, la Biblioteca Mozzi Borgetti e Palazzo Pellicani Silvestri (ex sede Banca d’Italia), la mostra “Bauhaus 100: imparare, fare, pensare”, curata da Aldo Colonetti (storico e critico dell’arte, del design e dell’architettura). Anche qui il tema è il centenario della nascita del Bauhaus. L’evento celebra i 100 anni della fondazione, ricordando anche la presenza di Ivo Pannaggi (1901-1981), pittore ed architetto maceratese, che passò un periodo della sua vita al Bauhaus (nel nostro territorio, ricordiamo casa Zampini a Esanatoglia, il cui arredamento futurista-costruttivista, tuttora esistente, è stato da lui realizzato nel 1925). Al Palazzo Buonaccorsi è possibile visitare la vasta collezione privata di documenti fondativi originali del Bauhaus: riviste, libri, oggetti custoditi da Italo Rota. Attraverso queste produzioni e testi, conosciamo la vastità dell’apparato critico e teorico presente dietro questo poliedrico mondo artistico. Nella Sala dell’Eneide e di Ercole vi è una sezione curata da Maria Grazia Mattei (di MEET centro internazionale per la cultura digitale di Milano) intitolata “Digital Landscapes – Corpo linguaggio azione”: quattro video-installazioni (interattive e non) dove è possibile vedere come le nuove tecnologie, sempre più presenti nella vita di tutti i giorni, possano interagire con il mondo dell’arte, nel pieno solco dell’eredità della scuola di Weimar. Nella sede di Palazzo Pellicani è presente una mostra fotografica sugli edifici nelle Marche che ricalcano lo stile del Bauhaus ed infine, nella Biblioteca Mozzi Borgetti, è presente una serie di copertine della rivista del Corriere della Sera “La Lettura”, supplemento che cura tutte le attività creative, artistiche e culturali dell’uomo, come la lezione del Bauhaus ha insegnato.
“Bauhaus 100: imparare, fare, pensare” e “La casa del futuro” riescono nell’intento di omaggiare la grandezza dell’eredità della scuola tedesca, ancora oggi presente e viva: il sogno poliedrico di Gropius, di Pannaggi, di tutti coloro che hanno fatto parte di quella realtà capace di coniugare arte, cultura, antroposofia, design, architettura e vita. Una scuola che negli anni Venti-Trenta ha saputo guardare al domani con una visione libera dell’arte, della cultura, e dell’uomo, ancora oggi attuale e vicina a noi perché aveva pienamente compreso che «Soltanto la libertà permette di accogliere ciò che sta per venire» (Kandinskij).

Silvio Gobbi

Informazioni

Titolo evento: “La casa del futuro”.
Sede: Palazzo Ugolini, Corso Cavour, 2, Macerata.
Durata: dal 13 giugno 2019 a tutto settembre 2019.
Orari di apertura del Dipartimento di Studi Umanistici (dalle ore 8 alle 19:45).

Titolo evento: “Bauhaus 100: imparare, fare, pensare”.
Sedi: Museo civico di Palazzo Buonaccorsi, la Biblioteca Mozzi Borgetti e Palazzo Pellicani Silvestri (ex sede della Banca d’Italia).
Durata: dal 19 luglio al 3 novembre 2019.
Orari di apertura:
Luglio e agosto lunedì 10-13, da martedì a domenica 10-18.
Dal Primo al 15 settembre da martedì a domenica 10-18.
Dal 16 settembre al 3 novembre 10.30-13 / 14.30-17.30.

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