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Suor Anna Maria Mizioli
Suor Anna Maria Mizioli

Suor Anna Mizioli, un esempio di umiltà che aiuta a crescere

Un altro lutto, a distanza di poco tempo, ha colpito la comunità delle Clarisse di San Severino. Si è spenta nei giorni scorsi suor Anna Maria Mizioli, nata il 28 settembre 1925 ed entrata in monastero il 25 ottobre 1958, vestendo poi l’abito delle Sorelle Povere di Santa Chiara il 27 dicembre 1959 (professione temporanea il 31 maggio 1961 e quella solenne il 28 novembre 1964).

Ecco un ricordo di suor Anna Maria Mizioli.

La nostra sr. Anna è nata e vissuta nell’umiltà: veniva da Pitino, una piccola frazione di San Severino, da una famiglia semplice e numerosa, da cui ha ereditato lo spirito contadino, fatto di concretezza e laboriosità. Dopo un’infanzia segnata dalla malattia e una giovinezza spesa nel lavoro dei campi, ha scelto di seguire Cristo povero e umile sulle orme di Chiara d’Assisi. La sua scelta di consacrazione non è stata l’unica in famiglia: sua sorella, sr. Severina, entrò nell’Istituto Bambin Gesù, che si trova a pochi passi da noi. La vita in monastero, nell’appartenenza alle Sorelle Povere di Santa Chiara, è stata il terreno fecondo in cui il cuore umile di sr. Anna ha messo radici e ha prodotto frutti di bontà e santità, nell’umile e tenace lavoro quotidiano, nel servizio generoso. Basti pensare all’ufficio di ortolana che ha svolto per tantissimi anni con passione, con gioia, con una costanza che sapeva sbalordirci e che ci ha insegnato un’umiltà, la sua, mai stucchevole o sdolcinata, anzi, quasi aspra, tanto era forgiata dal lavoro delle braccia e dal sudore della fronte. Un’umiltà vera, perché plasmata dal sole cocente dell’estate, dal vento gelido dell’inverno, da una fatica lieve e lieta che obbedisce al creato e al Creatore. Un’umiltà bella di chi ha imparato a chinarsi per servire il Signore e i fratelli. Un’umiltà che, a volte, in lei assumeva tratti quasi burberi, tanto era schiva e amava brontolare, così tanto che ci faceva divertire e commuovere quando riuscivamo a strapparle quel sorriso che la illuminava e che faceva brillare i suoi occhi, sempre vispi e vivaci.
La nostra sr. Anna è vissuta nella piccolezza, una piccolezza abitata da Dio, segnata dalla sua forte presenza. Era piccola, sr. Anna, in tutto, a cominciare dalla sua statura, tanto minuta, da essere quasi buffa e da far sorridere tanti… come dimenticarsi gli infermieri che la chiamavano “la suora tascabile”? O come non ricordare quando apriva il portone dell’orto per portare fuori i bidoni della spazzatura che erano più alti di lei e la coprivano completamente? Era piccola, sr. Anna, ma voleva sempre crescere, tanto che ha imparato a leggere e scrivere in monastero, grazie all’aiuto del carissimo p. Pietro Luzi che le faceva da maestro e con pazienza la correggeva e la incoraggiava. Sr. Anna desiderava imparare a leggere soprattutto per poter partecipare pienamente alla liturgia delle ore e, fino a che ne ha avuto le forze, potevamo vederla inforcare i suoi grandi occhiali e dedicare le sue energie alla lettura del Breviario. Era piccola, ma aveva una grande forza, che sapeva sempre stupirci: fino a pochi anni fa, non ha abbandonato il suo lavoro all’orto, nonostante l’età avanzata e i numerosi dolori che l’affliggevano. Come i piccoli del vangelo, sr. Anna sapeva mostrarci che il Signore non guarda all’apparenza, ma guarda il cuore e ce lo insegnava con il suo spendersi incessante per la fraternità, nelle cose più semplici… basti pensare alla sua specialità, la polenta, che ci preparava volentieri e con amore. Era una festa quando tornava dall’orto prima del solito e, salendo sul suo sgabello, si metteva a mescolare con la sua proverbiale energia.
Sr. Anna, umile e piccola, è vissuta nella lode: il suo cuore ha sempre saputo aprirsi alla contemplazione, allo stupore e alla lode gioiosa per le meraviglie del Signore. Il suo servizio all’orto le ha donato la grazia di vivere immersa nella bellezza del creato: non smetteva di stupirsi di fronte alle creature del Signore, davanti al sole, alla luna, a frate vento, innanzi al miracolo di madre terra che ci sostenta e produce frutti, fiori ed erba. Amava accudire gli animali, stare all’aria aperta e gustarne il silenzio e la quiete, tanto che spesso il nostro chiasso a ricreazione o in refettorio la infastidiva, ma non troppo, visto che si fermava volentieri a fare due chiacchiere con tutte, specialmente con le più giovani… la ricordiamo ancora quando in refettorio si appoggiava al loro tavolo a scambiare qualche battuta! E anche quando, nel 2014, è arrivata Sorella Infermitate, non ha smesso di lodare il Signore e di regalarci il suo sorriso e il suo sguardo luminoso e vispo.
La ricordiamo così, con gli attrezzi in mano, stanca, ma contenta, pronta e sorridente, come solo i piccoli e gli umili servi del Signore sanno essere e la affidiamo alla vostra preghiera perché possa lodarlo e benedirlo in eterno!

Madre Rosella Chiara e tutte le altre Sorelle 

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