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Le Clarisse assieme al vescovo Antonio Napolioni in piazza Cavour

Il Papa (2). La gioia di esserci, l’attenzione per gli ultimi

In Piazza Cavour, per partecipare alla messa del Papa, c’erano anche settempedani. Come ad esempio Giuseppina e Fernando Branchesi. “Sono andati anche se tutti li avevano sconsigliati – racconta la figlia Patrizia -, mamma alla fine ha convinto mio padre e alle 7 erano a Camerino. L’organizzazione è stata perfetta: navette, pass, tutto è filato liscio. Hanno avuto acqua a volontà, cappellino, libricino. Ottima, secondo loro, la scelta di farlo in piazza a Camerino, dove è ben visibile il dramma del terremoto. Hanno incontrato con piacere anche il nostro ex parroco, don Antonio (Napolioni; ndr), salutato da tutti. Insomma, è stata per loro un’emozione unica. Tutti sconsigliavano di andare per la grandissima confusione e l’impossibilità di vedere e assistere, invece anche babbo – dopo 50 anni di matrimonio – ha dato (per la prima volta!) ragione a mamma. Entrambi porteranno nel cuore per sempre questa indimenticabile gioia”.

“Assieme a Luigina Taborro – racconta Francesco Losurdo – abbiamo accompagnato una quindicina di Clarisse, tra le quali 5 provenienti dalla Puglia. Per prendere i pass siamo partiti all’una e trenta per iniziare a fare la fila alle 2.15: in quel momento, oltre ad alcuni poliziotti, c’erano tre persone già in fila. Uno addirittura dalle 20 del sabato. Abbiamo dormito/vegliato per terra, sulla rampa del rettorato, fino alle 5, quando sono giunti altri pellegrini e gli addetti della Protezione civile. Alle 6.20 siamo riusciti a prendere i pass e con la navetta siamo arrivati alle varie postazioni di controllo. Giunti in piazza, abbiamo preso posto nel settore assegnato, sul lato destro del palco in cui il Papa avrebbe poi celebrato la messa. Tutta la funzione è stata vissuta con intensa passione e partecipazione. E’ stato senza dubbio un incontro che ha lasciato un segno indelebile di vicinanza e di sostegno: Papa Francesco ci ha esortato a non mollare. “Coraggio e avanti…”. Nell’occasione abbiamo avuto modo di salutare anche il vescovo Antonio Napolioni, giunto da Cremona, il cardinale “don Edoardo” Menichelli e Padre Leonardo Pazienza, che “precedeva” sempre il Papa. Credo che sia stata un’occasione persa da quanti sono rimasti a casa”.

“Ci avevano dato soltanto due pass – spiega suor Rosella Mancinelli, abbadessa del monastero di Santa Chiara di San Severino – ma molte di noi volevano vivere l’incontro con il Santo Padre. Così le più giovani sono partite prestissimo per il timore di non riuscire a trovare posto in piazza. E’ stata un’esperienza di Chiesa bellissima e le parole del Papa, pronunciate all’omelia, andavano dritte al cuore di chi vive il dramma del terremoto, di chi è ferito e sofferente. C’era un’atmosfera intima, di raccoglimento, nonostante fossimo in un grande spazio all’aperto. Poi mi ha colpito l’attenzione che Francesco ha avuto per gli ultimi, per i più piccoli fra noi. Nel posto più assolato della piazza c’erano loro e lui è andato subito a stringergli le mani… E quando se ne andava, un grido gioioso – “Grazie Padre” – alzatosi istintivamente dal nostro settore – ha rotto il silenzio, la commozione, di un incontro che non dimenticheremo”.

Con il Coro di Sant’Agostino c’era anche Lucia Bartolozzi, mamma di Marco Rapaccioni. “Eravamo lì a due passi dal Papa e volevamo salutarlo – racconta -, così abbiamo chiesto permesso e alla fine ci siamo riusciti. Sono stata felicissima per mio figlio Marco. Al di là di questo, è stata un’esperienza emozionante l’aver potuto partecipare alla messa assieme a tutti gli amici coristi del Sant’Agostino – e al Coro di Camerino -. Davvero un’esperienza commovente, esaltante, unica”.

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