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La Grande Guerra vista da Giris

Pinacoteca, aperta fino all’Epifania mostra su Grande Guerra

La mostra sulla Grande Guerra nella Pinacoteca civica

di Alberto Pellegrino

Venerdì 7 dicembre si è aperta presso la Pinacoteca civica la mostra Pagine di sangue. La Grande Guerra vista da Cesare Giri e Renzo Ventura che resterà aperta al pubblico fino a domenica 6 gennaio. L’esposizione, organizzata dall’assessorato alla Cultura, conclude le manifestazioni per ricordare il centenario della prima Guerra mondiale e vuole rendere omaggio a due grandi artisti nati in provincia di Macerata.

Cesare Giri

Questo autore, che è uno dei più importanti disegnatori e scultori umoristici del primo Novecento, nasce nel 1877 a San Severino Marche, dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza, per poi trasferirsi a Roma nel 1893 con lo scopo di studiare pittura, scultura e architettura nell’Accademia di Belle Arti e nell’Accademia di San Luca. Nel 1901 va a vivere a Parigi, dove apre un suo studio e assume il nome d’arte di “César Giris”. Nel 1903 inizia a collaborare con la rivista satirica L’Assiette au Beurre e con altre importanti pubblicazioni parigine, conquistando una rapida fama che è confermata dal successo ottenuto con le sue sculture-caricatura, nelle quali rappresenta una lunga serie di regnanti, uomini politici, attori, cantanti, filosofi, artisti e musicisti. Realizza anche la bellissima serie delle Figurine della strada con personaggi della vita quotidiana presi dalla realtà urbana. Giri è inoltre autore di splendidi manifesti e locandine teatrali in stile liberty. Nel 1920 si trasferisce negli Stati Uniti, dove continua con successo l’attività di disegnatore e scultore umorista, pubblicando i suoi lavori su importanti riviste statunitensi. Conosce l’impresario Florenz Ziegfeld e lavora come scenografo e costumista per le Ziegfeld Follies. A causa della crisi economica del 1929, ritorna in Italia nel 1932 e continua la sua attività di disegnatore e scultore, ricevendo tra l’altro l’incarico di decorare la Domus Aurea dell’Augusteo e il Teatro Titano nella Repubblica di San Marino. Muore a Roma nel 1941.
Alla fine del 1915 Cesare Giri pubblica a Parigi e successivamente in Italia una raccolta di disegni intitolata Pagine di sangue, la quale diventa immediatamente popolare in diversi Paesi europei. Quest’opera, che colpisce l’immaginario collettivo per la forza drammatica di queste immagini sulla Grande Guerra, va inquadrata in quel particolare clima politico presente in Francia e in Italia dopo il primo anno del conflitto. Giri abbandona il suo stile di raffinato umorista e affronta il tema della guerra, facendo uso di un segno grafico e coloristico che riesce a esprimere con violenza una notevole forza drammatica. Le sue tavole costituiscono un atroce documento iconografico della terribile tragedia che si è abbattuta sull’Europa e sono l’espressione dello spirito patriottico e nazionalistico del tempo. Giri manifesta sdegno e odio contro la “barbarie teutonica”, contro il militarismo e l’imperialismo austro-germanico, ritenuti gli unici responsabili delle crudeltà di una guerra che provoca vittime innocenti tra le popolazioni civili, che copre di cadaveri i campi di battaglia, che trasforma in cumuli di macerie le città bombardate. Egli considera la Germania e l’Austria come l’incarnazione del Male, come due “potenze delle tenebre” che compiono stragi, rinunciando alla civiltà e all’umanità; ritiene che i due imperi siano i soli colpevoli del conflitto che sta sconvolgendo il mondo, senza tenere conto che le guerre si combattono tra due parti contrapposte, ognuna delle quali dovrà assumersi le proprie responsabilità di fronte alla Storia.

Renzo Ventura

Lorenzo Contratti, in arte Renzo Ventura, nasce nel 1886 a Colmurano, dove compie gli studi elementari per frequentare in seguito la Scuola Tecnica di Macerata. Nel 1910 va a Bologna per apprendere la tecnica della litografia e nel 1913 si stabilisce a Milano, cominciando a disegnare cataloghi di moda e cartoline, a lavorare come illustratore e caricaturista, grafico e pubblicitario per alcune importanti riviste e case editrici. Nel 1916 è arruolato nel corpo dei Bersaglieri e per tre anni rimane in zona di guerra. Nel 1919 riprende la sua attività artistica, ma nel 1923, a seguito di una crisi psichica, viene ricoverato nel Manicomio Provinciale di Mombello, dove rimarrà fino al 1937 quando è trasferito nell’Istituto Fatebenefratelli di San Colombano al Lambro, dove muore il 17 novembre 1940.
Renzo Ventura è un pittore, caricaturista e illustratore tra i più geniali del primo Novecento e vive una breve stagione artistica tra Liberty e Art Deco, creando una serie di opere caratterizzate da una spiccata eleganza e grazia sensuale. Egli rappresenta con passionalità e ironia un mondo borghese decadente, ambiguo e lascivo, popolato da ricchi signori obesi e ripugnanti, ai quali fanno da contraltare donne bellissime e sensuali. Nel 1915 Ventura crea una serie di splendide cartoline illustrate che affrontano con ironia il drammatico tema della guerra. Si tratta d’immagini vive e raffinate, realizzate con un segno leggero e incisivo, con colori luminosi, dove c’è una prevalenza di rossi, verdi, gialli e blu, che conferiscono un’atmosfera quasi surreale alla tragedia che sta sconvolgendo il mondo. In queste cartoline egli ironizza sulla virilità germanica corteggiata dalla Turchia; il re d’Italia Vittorio Emanuele III subisce le lusinghe della Germania e della Francia affinché entri in guerra; l’imperatore Guglielmo II minaccia con la pistola una prosperosa Francia; un ussaro tedesco cavalca su un lago di sangue con una preda femminile e con il bottino frutto dell’aggressione del Belgio; l’imperatore tedesco vestito da Nerone suona la lira dinanzi alla cattedrale di Reims in fiamme; lo stesso imperatore, travestito da mendicante, si aggira per Parigi con le tasche piene di refurtiva in compagnia di un cane con il volto di Francesco Giuseppe; un soldato francese si prepara alla “rivincita” tra due allegre donnine; Guglielmo II e Francesco Giuseppe stringono un patto per conquistare il mondo con un bagno di sangue; i due imperatori sono sopra un cavallo di legno, mentre i soldati della Triplice Intesa si accingono a tagliargli le gambe; Guglielmo II si appresta a divorare il mondo ma Dio lo ammonisce che potrebbe essere indigesto; la Pace, che ha le sembianze di Giovanna d’Arco, passa a cavallo sopra una distesa di cadaveri tedeschi; infine l’autore si pone l’interrogativo sul futuro del mondo dopo la pace e mostra il re d’Italia inseguito da una schiera di feriti e mutilati.

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