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Don Francesco Massara
Don Francesco Massara

Da dove viene e chi è il nuovo vescovo. Le sue prime parole

Quando gli è stato comunicato il desiderio di Papa Francesco di destinarlo come nuovo pastore di “una terra meravigliosa, ma provata dalla grande sofferenza del terremoto dell’ottobre 2016”, a don Francesco Massara, appena nominato arcivescovo di Camerino-San Severino, “sono venute le parole che san Francesco ha ricevuto davanti al Crocifisso di san Damiano: ‘Francesco, va ripara la mia casa, che come vedi, è tutta in rovina’”.

Con l’augurio di “trovare la grazia e la forza necessaria per portare il Vangelo ai tanti che aspettano una parola di conforto e di speranza” e l’impegno “ad essere padre di tanti sacerdoti che mi aspettano con l’intento di collaborare per il bene di tutta la comunità”, don Massara, rivolgendo ieri un saluto alla sua diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea durante l’ufficializzazione della nomina, si è rivolto alla nuova Chiesa che lo attende per l’ingresso ufficiale fissato per domenica 21 ottobre.

Il nuovo arcivescovo di origine calabrese prende in prestito le tre parole usate dal Santo Padre all’udienza generale del 13 maggio 2015 e, alla gente dell’entroterra maceratese così provata dalle conseguenze del sisma, cui intende “essere vicino con particolare affetto, con la promessa di fare della ‘prossimità’ sostanza e non solo forma dell’annuncio evangelico”, chiede dunque, prima di tutto, “il permesso di poter entrare nelle vite di ciascuno con delicatezza, in punta di piedi, per ascoltare ed incontrare tutti”, con l’auspicio di “costruire relazioni sincere”, per “crescere insieme nella comunione e nella solidarietà”.

Massara si rivolge inoltre alle famiglie, “segno tangibile di quanto e come l’amore sia sorgente di vita capace di farsi dono”, a quanti “vivono situazioni di fragilità umana e spirituale” e, in particolare, ai giovani, per farsi loro “compagno di viaggio, così da condividere le gioie e le attese di un mondo migliore”.

Confidando poi in una “fattiva collaborazione con le autorità civili e militari”, il presule non ha poi mancato di rivolgere il proprio “grazie” sia al suo precedessore e ai vescovi della Conferenza episcopale marchigiana, “sicuro della loro costruttiva azione collegiale”, sia ai religiosi e al presbiterio diocesano che viene oggi chiamato a guidare, confidando di manifestare con il proprio episcopato “la bontà, la sollecitudine, la misericordia, la dolcezza e l’autorevolezza di Cristo”. Quindi, “scusa”, per tutte quelle volte che “a motivo della debolezza personale” non verrà offerta “una concreta testimonianza di Pastore secondo il cuore di Dio”.

Affidandosi “all’intercessione della Vergine Maria e alla premurosa protezione dei santi patroni Venanzio e Severino”, domandando una preghiera per l’imminente ministero il neo arcivescovo chiede infine ai fedeli di “essere indulgenti” per le volte in cui, “non ‘servendo’ il Vangelo”, non saprà davvero essere “un pastore con l’odore delle pecore”.

Chi è don Francesco Massara.

Nato a Tropea, in provincia di Vibo Valentia il 1° luglio 1965, Massara ha intrapreso gli studi universitari di Filosofia presso La Sapienza di Roma e quelli di Biblioteconomia ed Archivistica presso l’Archivio segreto vaticano. Nel 1988 è entrato nel Pontificio Seminario Romano Maggiore come alunno della sua diocesi natia ed ha frequentato la Pontificia Università Lateranense, dove ha conseguito il baccellierato in Teologia (1992) e la licenza in Dogmatica (1994). Ordinato presbitero il 17 aprile 1993, incardinandosi nel clero di Mileto-Nicotera-Tropea, è stato direttore del Centro diocesano vocazioni dal 1995 al 1998; parroco della parrocchia di San Nicola Vescovo a Vazzano (VV) dal 1996 al 2004; fondatore e responsabile delle cooperative di lavoro diocesane dal 1997 al 2003; responsabile dell’Ufficio amministrativo diocesano dal 1999 al 2003; revisore dei Conti IDSC dal 2001 al 2004; economo generale del Pontificio Seminario Romano Maggiore e segretario del Consiglio di amministrazione dell’Associazione missionari imperiali dal 2006 al 2017. Dal febbraio 2017 è parroco di San Pantaleone Martire a Limbadi comunità che festeggia il suo patrono proprio il 27 luglio.

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