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Veduta del Vallato agli inizi del Novecento
Veduta del Vallato agli inizi del Novecento

La rinascita del Borgo Conce a San Severino

di Alberto Pellegrino

Il 28 giugno (ore 17) s’inaugura una nuova struttura culturale e turistica denominata Musei Borgo Conce allestita nei locali dell’antica centrale elettrica restaurata su iniziativa dell’Amministrazione comunale e del Consiglio d’Amministrazione dell’Assem. Il nuovo complesso comprende il Museo del Territorio, il Museo Virtuale della Manifattura (MANI), il Museo della produzione e dell’elettricità che contiene tutti i principali macchinari che un tempo producevano energia elettrica per la Centrale Assem e per la Centrale dell’Elettrochimica Ceci. Il materiale è stato ordinato secondo un percorso didattico che è arricchito da Matrix, uno schermo interattivo a uso didattico che illustra in modo sintetico la storia dell’elettricità nell’antico Borgo Conce.
Dopo un periodo di totale e preoccupante decadenza, questa nuova struttura, unita ai restauri degli edifici realizzati dall’Assem e dall’Elettrochimica Ceci, potrà contribuire al rilancio culturale e turistico di questo antichissimo quartiere industriale che solo la Città di San Severino Marche può ancora vantarsi di avere nella nostra regione.

La valorizzazione del Borgo Conce

Questa nuova valorizzazione potrà essere completata soprattutto se, accanto alle aziende artigianali e ai frantoi già funzionanti, si potrà affiancare, entro breve tempo, il Museo comunale del Territorio che costituisce il naturale completamento culturale e didattico dei musei sopra nominati e che ha una sua particolare importanza per i reperti storici riguardanti il mondo dell’artigianato, dell’industria e della civiltà urbana che ne fanno un unicum in tutta la regione Marche. Il trasferimento del museo avrà inoltre il vantaggio di rendere disponibili per la Scuola media ed Elementare quei locali attualmente impegnati dal Museo stesso.
Si tratta pertanto di progettare e realizzare il pieno recupero del Borgo Conce anche con la riattivazione di alcuni canali per lo scorrimento delle acque, in modo di ridare vita a un quartiere-museo (una specie di “cittadina della domenica”) da valorizzare e propagandare nell’ambito del turismo culturale e scolastico.

Una breve storia del Borgo Conce

Di quartieri, che ospitavano strutture destinate alla concia delle pelli, ne esistevano diversi nella nostra provincia (Camerino, Esanatoglia, Matelica, Tolentino), ma il nostro Borgo Conce è l’unico ad avere conservato nel tempo il principale assetto urbanistico di quartiere industriale nonostante le manomissioni messe in atto nel tempo dai privati e dalle precedenti amministrazioni comunali. Il Bordo Conce sorgeva tra il Trecento e Quattrocento per merito di mercanti e imprenditori che, attraverso un’abile concorrenza commerciale verso altri comuni, erano stati capaci d’innescare un processo produttivo che investiva tutta la cultura urbana, sfruttando la crescita demografica che caratterizzava in quei secoli la città di San Severino Marche.
Nel corso degli anni s’insediano nel Borgo Conce piccole industrie della lana e della seta, concerie della pelle e laboratori per la lavorazione del cuoio, tintorie delle stoffe, cartiere, botteghe per la lavorazione del rame e di materiali auriferi, gessare e aziende di laterizi, numerosi mulini privati e frantoi per l’olio. Di riflesso questa espansione economica portava alla nascita di un nuovo insediamento che si era formato a fondovalle intorno alla Piazza del mercato e alla costruzione del secondo ampliamento delle mura cittadine, per cui nelle Costitutiones Aegidiane del 1357 la città di San Severino era collocata tra i centri di media grandezza.
Questo polo industriale-artigianale ha avuto sempre una grande importanza per lo sviluppo economico della città. In questa zona, infatti, si era creato il primo nucleo di attività produttiva gestita in proprio dal Comune con l’acquisto nella seconda metà del secolo XIII di alcuni mulini appartenenti ad alcune congregazioni ecclesiastiche. Nel secolo XVI, nell’area del Borgo Conce, è stato edificato un Mulino Pubblico di notevole qualità architettonica, costruito sopra un’ampia condotta d’acqua proveniente dal Vallato, capace di muovere sei grandi macine per la farina. Si tratta dell’unico edifico ancora riconoscibile anche se fatiscente, il quale conserva un loggiato cinquecentesco i cui archi sono stati murati per ragioni di sicurezza; rimangono inoltre alcuni edifici che erano destinati alla produzione industriale e artigianale e che erano stati costruiti nell’Ottocento. Molto rimaneggiato e mal ridotto appare il complesso sistema d’ingegneria idraulica costituito da canali e canaletti che convogliavano l’acqua nelle fondamenta stesse delle fabbriche, il cui flusso era regolato per mezzo di piccole chiuse dotate di portelli con viti di legno.
Un’opera d’ingegneria di grande valore storico e di un’utilità determinante per le attività industriali è stata costruita nel secolo XV: si trattava di una chiusa di ampie dimensioni collegata al Ponte di Sant’Antonio, dalla quale partiva il canale principale denominato “Vallato”, struttura che esisteva fin dalla metà del XIV secolo e che distribuiva le acque a tutto il borgo. Nel XV secolo la chiusa e il vecchio ponte risultavano ormai insufficienti, per cui nel 1427 si cominciò a costruire la Chiusa di Cesalonga nel 1435 fu ricostruito il Vallato, perché evidentemente quello precedente aveva una portata d’acqua ritenuta ormai insufficiente per rifornire tutte le imprese esistenti.
Tra il Seicento e l’Ottocento furono costruiti nuovi edifici contenenti fabbriche di feltri, segherie, falegnamerie, tessitorie, allevamenti di bachi per la produzione della seta. Lo sviluppo industriale si completò nel 1899, nello spazio compreso tra il Ponte di S. Antonio e il Borgo Conce, con la costruzione del mulino a cilindri elettrificato “Natalini”, il quale occupava oltre cento operai. L’espansione della città in altre direzioni iniziò a provocare nel primo Novecento una crisi del borgo che ben presto si dimostrerà irreversibile e che si concluderà intorno alla metà del secolo. Nonostante tutto, pur nella sua attuale decadenza, il quartiere ha mantenuto un carattere di centro operativo, sia pure a livello di piccole attività artigianali, con una buona percentuale di abitazioni funzionanti e occupate. Al contrario, tutta la complessa canalizzazione idrica è in totale disarmo e le piccole chiuse di legno sono da qualche tempo scomparse, mentre ancora resistono alcune chiuse in ferro.
Dalla nuova struttura museale, dal completamento del restauro della Chiesa e degli edifici esistenti, dal ricollocamento del Museo del Territorio dipenderà, in grande parte, il recupero e il rilancio di questo antico quartiere a seguito di una progettazione e programmazione da rendere attuabile e operativa entro tempi ragionevolmente brevi.

Bibliografia

Massimo Ciambotti-Stefano Testa Bappenheim-Attili Calzaccia, Urbis laboriosa. Le imprese manifatturiere di Sn Severino Marche tra storia antica e recenti sviluppi, Città di San Severino Marche, s.d.
Alberto Pellegrino, I Bellabarba. Una tipografia per la città. Cento anni di storia sanseverinate, in AA. VV., Cento anni in tipografia 1884/1994, Bellabarba Editori, San Severino Marche, 1986, pp. 25-93
Raoul Paciaroni, Antiche manifatture di San Severino Marche, Città di San Severino Marche, 1994
Orietta Rossi Pinelli, San Severino Marche, in AA. VV. Storia dell’arte italiana, Parte terza a cura di Federico Zeri, “Situazioni momenti indagini”, Volume primo, Inchieste sui centri minori, Einaudi, Torino, 1980, pp. 165-195
Debora Bravi-Deborah Licastro, Borgo Conce a San Severino Marche insediamento di archeologia industriale, in AA. VV., Territorio, città e spazi pubblici dall’antico mondo all’età contemporanea, La forma urbis. Città reale e città immaginata, Volume secondo, Centro Studi Storici Maceratesi, Macerata, 2013, pp. 664-698

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