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Il pm Polenzani
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Tragedia del Glorioso: si attende il responso dell’autopsia

Omicidio suicidio: in queste due terribili parole potrebbe racchiudersi la drammatica storia del Glorioso che in un triste martedì di mezza estate ha scaraventato in cronaca due morti, una tragedia familiare in cui il figlio – in preda a turbe psichiche – avrebbe ucciso l’anziana madre e poi si è tolto la vita bevendo acido muriatico.

Santina Bianchini, 79 anni, è stata la prima a morire, durante la notte, nella sua camera da letto; Giuseppe Bordoni, 47 anni, è deceduto ieri pomeriggio in ospedale, dove era stato trasportato subito dopo la scoperta dell’accaduto.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri e la “Scientifica” per tutti i rilievi; le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Cristina Polenzani che torna così a occuparsi di un delitto a San Severino a distanza di quasi vent’anni (era il novembre del ’98) dall’uccisione di Ciriaci nella frazione di Isola e ritrova, come suo collaboratore, il maresciallo Francesco Losurdo dell’Arma dei carabinieri – oggi comandante della Stazione settempedana – che pure allora seguì il caso.

Al di là di questa coincidenza, gli inquirenti hanno in mano elementi per ritenere che Giuseppe abbia colpito alla testa la sua mamma con un oggetto rinvenuto accanto al corpo e che, poi, abbia ingerito l’acido – per farla finita – una volta resosi conto di ciò che aveva commesso. A scoprire tutto è stata, al mattino, una donna che solitamente seguiva Santina nelle faccende domestiche e che ogni giorno si recava da lei per accudirla.

Ora, però, bisogna attendere l’esame autoptico sull’anziana donna per avere la conferma che le ferite presenti sul suo corpo siano compatibili con l’oggetto incriminato come “arma del delitto”, così da escludere ipotesi alternative sul decesso, prima fra tutte una grave caduta casalinga.

L’autopsia si terrà nei prossimi giorni. Non dovrebbe essere necessario, invece, l’esame sul corpo dell’uomo. Poi l’autorità giudiziaria darà il via libera per i funerali.

Ma chi erano Santina e Giuseppe?

“Lei era una donna molto religiosa che, quando poteva, seguiva le funzioni nel tendone eretto di fronte alla chiesa del Glorioso, attualmente inagibile per i danni riportati dal terremoto, ma che domenica scorsa non era venuta. Si lamentava spesso, negli ultimi tempi, per i dolori che avvertiva alle gambe, lei che aveva subìto non molto tempo fa anche una frattura al femore a causa di una caduta. Fa male sentire che cosa le è capitato. È un giorno molto triste per la nostra comunità”.

Lo dice don Paul Mbolè, parroco delle frazioni di Glorioso e Granali e del rione Settempeda. E aggiunge: “Santina era una donna semplice, di cuore, generosa. Quando non poteva venire a messa le portavo anche di persona l’ostia per la comunione e non voleva lasciarmi andare senza la mancia per un caffè”.

Riguardo al figlio Giuseppe, don Paul ricorda che “sovente l’accompagnava alla funzione della domenica e veniva a riprenderla. Ho parlato con lui anche domenica scorsa, quando ho fatto portare la comunione alla mamma da un delegato. Mi è sembrato tranquillo. Era la funzione di suffragio per la sorella Claudia tornata alla casa del Padre quattro anni fa e per il padre Pietro, scomparso lo scorso anno”.

Giuseppe era in cura da tempo per i suoi disturbi psichici; in passato è stato più volte ricoverato in cliniche psichiatriche.

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