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Il loggiato di viale Eustachio

Arte urbana: i “Territori umani” di Giorgio Bartocci

“Human territories”: si chiama così l’allestimento di Giorgio Bartocci che vediamo nel centro di San Severino in questo periodo di festa, in simbiosi con il progetto di illuminazione di Piazza del Popolo, “Onemillionlights”. L’iniziativa è a cura di Filippo Ceci e Saverio Serini, in collaborazione con il gruppo associato di architetti Andrea Tabocchini, Leonardo Ottaviani, Alessandro Donati.

Nota di approfondimento

Giorgio Bartocci insedia delle figure organiche in un contesto architettonico complicato, dopo aver creato per la città di Catanzaro una medesima azione di arte urbana. Per San Severino ha ideato una sorta di posizionamento temporale attraverso un’arte contemporanea-moderna e sempre più attuale della “classica” street art. La nostra città è molto cara all’autore, perché qui ha partecipato per anni alla manifestazione Fast forward. E, quindi, conosce bene il territorio, l’ambiente circostante, la sua tradizione, l’incantesimo di una poetica rimasta forse solo in Italia e specialmente nelle Marche dal sapore incontaminato. La creazione di una “società multi-specie” che propone Giorgio spesso nei suoi ultimi lavori si riplasma sottovoce, quasi in sordina, e ricrea un’armonica sinfonia visiva proponendo elementari forme e nature astratte: le silhouette delle anime, le ombre di ognuno di noi sintetizzate in poche forme – elementi che l’artista chiama “livelli” – protagonisti di interventi titolati Territori umani (temi ricorrenti nella sua personale iconografia d’avanguardia).

Chi è Giorgio Bartocci

Diviso tra urban-art e public-design, Giorgio Bartocci si fa portavoce semi-inconsapevole di una tensione creativa che scaturisce dagli input e dalle info costanti della società contemporanea. Sempre impegnato nella sua interazione figurativa tra le complesse strutture urbane e i propri contesti sociali, Giorgio popola tele e pareti di figure via via gonfie o esplose, quasi la metafora visiva di una somatizzazione andata male, tra sfondi cupi e grigi, in cui si battono solo pochi dettagli chiave, spesso in colori fluo. La tensione cui dà forma l’artista è la stessa tensione in cui ognuno ristagna, tra incoerenze, simulazioni, buoni visi e cattivi giochi; una tensione creativa che in Bartocci dà i suoi frutti con un’iconografia personalissima, evocativa e intima come un desiderio proibito.

Ha studiato progettazione grafica e comunicazione visiva all’Isia di Urbino. Ha realizzato numerosi progetti di visual design, commissioni per enti privati e istituzioni pubbliche. Attualmente vive e lavora a Milano.

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