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Un momento della messa celebrata a scuola da mons. Antonio Napolioni
Un momento della messa celebrata a scuola da mons. Antonio Napolioni

Simone, un anno dopo: la preghiera dei suoi compagni

“Chissà che Simone non sia il nostro piccolo Giovanni Battista, che è andato incontro alla vita, sacrificandola per Gesù. Diciamo “no” al pessimismo e invece “sì” al Signore. Come nell’invito di papa Francesco, usciamo incontro alla vita. Noi uomini, che siamo capaci di “sterilizzarci”, dobbiamo invece aprirci, perché la vita è fatta per dare vita”. Parole di don Antonio Napolioni, che ha vissuto tanti pomeriggi insieme a Simone Forconi all’oratorio don Orione, prima che un anno fa, nella notte della vigilia di Natale, la mamma lo strappasse alla vita in preda ad un raptus omicida. Nel commentare il vangelo di Luca che ha ricordato la figura del Battista, nato da Zaccaria ed Elisabetta quando erano in tarda età, per intercessione divina, don Antonio, che non ha assolutamente perso la semplicità dei modi nonostante la sua recente nomina a vescovo di Cremona, ha concluso ribadendo che “chi come Simone ha amato il Signore pur nella sua breve esistenza, ha guadagnato la vita eterna”. Semplice ma splendida la cerimonia organizzata dal dirigente Sandro Luciani nel capiente atrio della scuola media Tacchi Venturi, suddivisa in una prima parte di momenti musicali a cura dell’apprezzata orchestra d’istituto, del supporto della psicologa Yada Orazi e di lettura di poesie, brani e struggenti pensieri degli alunni, con molti della vecchia 3^ E di Simone che sono tornati per salutare idealmente il compagno di classe. “Ci mancano tantissimo i bei momenti vissuti insieme, il tuo sorriso ed i tuoi bellissimi occhi azzurri – Giorgio Ciattaglia ha interpretato lo stato d’animo dell’intera ex 3^ E -. La tua tragedia ci ha fatto crescere in fretta. Resterai sempre vivo nei nostri ricordi”. In prima fila una sedia vuota a ricordo ideale della madre Debora, poi il padre Enrico, che ha ringraziato vivamente il dirigente Luciani per la sensibilità dimostrata dall’intero istituto, la sorella Valeria e i nonni Gianmario e Tamara, confortati dal racconto di alcuni alunni sulla candela della speranza: “Io sono sempre accesa”.

Luca Muscolini

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