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Manifestanti in piazza
Manifestanti in piazza

Dalla piazza un solo coro: “Non toccate il punto-nascita”

Una piazza gremita di persone, munite di striscioni e palloncini: stamattina San Severino si presentava così, con una manifestazione in corso – quella contro la chiusura del reparto maternità – e una notevole adesione da parte dei cittadini. Molte figure si sono susseguite al microfono, ciascuno per condividere la propria opinione in merito: medici, politici, madri. Non solo settempedani ma da Macerata, Tolentino, Matelica, Treia: la sensazione che più ne è emersa è stata l’unione, una compartecipazione diffusa a dispetto delle diverse provenienze e dei diversi credo politici.
E se c’è un argomento che, più di tutti, è emerso dagli interventi, è proprio questo: il bisogno di un’unità territoriale, la stanchezza verso campanilismi inutili. La denuncia di una regione Marche che, per dirla con le parole dell’avvocato Massei, “viaggia su due velocità”: da una parte la zona adriatica, dall’altra quella dell’entroterra; in mezzo una grave disparità di ricchezza, servizi e mobilità. “Ci vogliono far nascere verso la costa”, è stato detto: “Qui si deve solo morire”. Stiamo assistendo a una nuova urbanizzazione forzata, tutta tesa verso la zona marittima.
Il messaggio di unità è stato forte, soprattutto da parte di chi, pur operando in altri paesi, è venuto a San Severino per dire la propria. Come il vicesindaco di Tolentino, secondo cui “stiamo finalmente iniziando a concepire il territorio in maniera unitaria e non come un insieme di orticelli”: il tempo dei campanilismi è finito e una prova ne è il progetto – nato proprio da Tolentino e San Severino – dell’intervalliva che unirà finalmente questi due Comuni. Ma anche il consigliere Deborah Pantana, che proprio a Macerata vive e lavora, ha caldeggiato per un’unione delle forze: “Dobbiamo iniziare a far rete, per Macerata l’ospedale di San Severino è importante. La politica dell’uno non fa vincere nessuno, oggi siamo qui per difendere un servizio che interessa un intero territorio”. Sulla dicotomia San Severino-Macerata ha insistito anche il consigliere regionale Bisonni, secondo cui è impensabile tagliare qui senza prima almeno potenziare il reparto maceratese (sul cui buon funzionamento, peraltro, hanno espresso in molti qualche perplessità): indirizzare tutte le madri del nostro bacino a Macerata creerebbe un gravissimo ingorgo, un affanno, in una struttura che già fatica ad occuparsi dei molti pazienti che vi transitano.

Dura la critica del consigliere regionale Zura-Puntaroni: “In regione non sono capaci di razionalizzare e allora tagliano tutto, chiudono tutto. Hanno le idee confuse. Forse il loro obiettivo è avere un solo ospedale di qualità per ogni provincia”. E, a proposito di ospedali di qualità, in molti oggi hanno testimoniato a favore del servizio offerto dal reparto maternità di San Severino; a cominciare dalla stessa Pantana che, da Macerata, ha scelto di essere seguita nel nostro ospedale nelle sue gravidanze. “Il reparto funziona alla grande”, ci ha raccontato la neomamma Alice Ciattaglia: “Il personale infermieristico è veramente in gamba, disponibile, solerte, sempre sorridente. Per non parlare dei ginecologi, tutti con una grande esperienza alle spalle”. Altro intervento incisivo quello della ginecologa Carboni, che oggi era in piazza anche in veste di futura mamma: “Sono di Senigallia e tutti trovano scomoda la mia scelta di partorire nell’ospedale di San Severino. Ma dopo aver ascoltato le testimonianze delle mie pazienti ho deciso: voglio anch’io la stessa esperienza, voglio partorire qui”.

Un messaggio di unità non solo territoriale, ma anche al di sopra dei colori politici. Sono intervenuti sia Gilberto Chiodi, consigliere di minoranza a San Severino (e artefice della mozione presentata ieri in Comune), sia il sindaco Cesare Martini. Che ha ribadito con forza di non condividere le scelte politiche di quello che pure è il suo partito: “Questa non è una manifestazione politica, ma istituzionale; lo dimostra il tricolore che indossiamo oggi. È una lotta, nostra e vostra, di civiltà e di dignità. Non condivido la scelta del mio partito; invece è un bene che la proposta di ieri, che è stata approvata all’unanimità, sia venuta proprio dalla minoranza: dà un’idea dell’unione che stiamo mostrando. C’è una tendenza forte alla privatizzazione, a discapito delle strutture pubbliche – che invece funzionano. E Ceriscioli non deve dividere ulteriormente in due il territorio”. Il nome del presidente della Regione, come è immaginabile, è stato fatto molte volte durante la manifestazione, sempre accompagnato da aspre critiche. “Io ieri mi aspettavo un segnale da parte sua”, ha commentato il sindaco Martini; “Sono deluso e arrabbiato. Sapete perché non c’era alla convocazione del Consiglio? Perché era all’inaugurazione del Santo Stefano. Una struttura privata, appunto”.
La manifestazione è stata anche l’occasione per organizzare dei pullman per chi volesse, martedì prossimo, assistere al dibattito che ci sarà in Regione. L’appello di molti, fra coloro che sono intervenuti oggi, è proprio questo: partecipare, e in tanti, per una protesta che venga anche – e soprattutto – dal basso.

Alessandra Rossi

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