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La biblioteca di Giacomo Leopardi a Recanati
La biblioteca di Giacomo Leopardi a Recanati

Dall’archivio Servanzi Collio spunta l’Infinito di Leopardi

Quanti di voi sapevano che dell’Infinito di Leopardi ne esistono solo due copie autografe, una conservata a Napoli alla Biblioteca Nazionale, risalente al 1819, e un’altra a Visso databile all’incirca tra il 1824 e il 1825?

Ebbene pare che da oggi le copie della poesia più letta, interpretata e tradotta dell’intera letteratura italiana, siano diventate tre. Infatti da qualche giorno è circolata la notizia del ritrovamento di un manoscritto autografo la cui collocazione dovrebbe oscillare tra il 1821 e il 1822.

In un primo momento si era pensato a un falso, ma a un esame accurato sulla misura dei caratteri e dello specchio di scrittura è stata subito scartata l’ipotesi di un ricalco. Inoltre filigrana, inchiostro e altri dettagli del supporto cartaceo risultano corrispondenti a quelli in uso all’epoca di Leopardi e soprattutto l’esame grafico, svolto da uno dei più autorevoli esperti in materia, Marcello Andria, ci dice che la mano è quella del Poeta.

Ad affascinare gli studiosi però sono i motivi secondo cui Leopardi avrebbe redatto questa copia già soprannominata “di sicurezza”.

Ciò che potrebbe essere avvenuto è che Leopardi in vista della partenza per Roma, dove si pensa portò con sé il quaderno con gli idilli, abbia voluto assicurarsi di lasciare una trascrizione a Recanati della sua poesia per eccellenza, emblema della sua poetica, al punto da assumere fin da subito la posizione incipitaria nella sequenza degli idilli.

Ma ad arricchire di fascino e suggestione questa vicenda sono le congetture che ricostruiscono i brevi spostamenti che questo manoscritto ha fatto nel corso dei decenni. Rinvenuto dal direttore della Biblioteca di Cingoli, Luca Pernici, nella sezione leopardiana dell’archivio dei conti Servanzi Collio di San Severino, il manoscritto potrebbe essere fuoriuscito da Palazzo Leopardi come ricompensa per un ipotetico interessamento da parte di qualche personaggio locale per le sorti del nipote del poeta Luigi che, insofferente agli studi, fu instradato verso la carriera militare. I suoi tutori, infatti, pur di raccomandarlo a un istituto consono al suo rango, potrebbero aver utilizzato il cimelio come prezioso ringraziamento.

 

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