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Le esequie di Bruno Taborro nella chiesa di Stigliano
Le esequie di Bruno Taborro nella chiesa di Stigliano

L’ultimo commosso saluto al partigiano Bruno Taborro

La città di San Severino si è fermata per l’ultimo saluto al partigiano Bruno Taborro, 88 anni, combattente del primo “Battaglione Mario” V Armata Garibaldi, ex attendente del capitano Salvatore Valerio, storico presidente della sezione settempedana dell’Anpi e, in passato, componente del Comitato nazionale dell’associazione partigiana.

La morte di Taborro, improvvisa, è sopraggiunta nella notte fra il 25 e il 26 aprile. Per la prima volta nella storia degli ultimi settant’anni non aveva preso parte alla festa della Liberazione che quest’anno aveva visto proprio San Severino come luogo ospitante delle celebrazioni provinciali.

I funerali, con la bara avvolta dal tricolore dell’Anpi, le bandiere dei partigiani e il Gonfalone del Comune listati a lutto, si sono svolti nella chiesa di Stigliano, luogo della sua infanzia e della sua gioventù. A soli 18 anni, nell’ottobre del 1943, Bruno entrò a far parte del “Battaglione Mario” di cui fu vice comandante fino al 30 giugno del 1944. Nel luglio di quell’anno, in qualità di addetto al posto di blocco al trivio San Severino – Cingoli – Passo di Treia, Taborro fu vittima di un attentato e venne raggiunto da un colpo di pistola che forò solo la manica e il taschino della sua camicia.

“Se n’è andata una persona straordinaria – ha ricordato durante le esequie il sindaco Cesare Martini –. L’immagine più bella che ci rimane di Bruno è quella che ci propone l’Anpi mentre lui, davanti al fotografo, stringe in mano una copia della Costituzione. Taborro aveva fatto una scelta controcorrente da ragazzo, poi l’aveva portata avanti con linearità e coerenza rendendosi protagonista di azioni semplici, ma grandi al tempo stesso. Il suo messaggio è stato così recepito da tanti giovani, quegli alunni delle scuole cui era solito rivolgersi e con i quali amava confrontarsi. Il Signore ha deciso di richiamarlo a sé proprio il 25 Aprile, un giorno che lui celebrava tutti i giorni”.

“A soli diciotto anni fra queste colline Bruno incontrò i suoi valori – è stato il ricordo, commosso, di Donella Bellabarba dell’Anpi di San Severino –. Lui ripeteva sempre: ‘Dico solo quello che ho visto e quello che so’. Nutriva una forte fiducia e una forte speranza verso i giovani che vedeva come costruttori di pace. E’ stato per noi dell’Anpi il presidente del dialogo e dell’incontro e mai della divisione”.

Con una citazione di Giorgio Bocca si è invece aperto il saluto del presidente dell’Anpi provinciale, Lorenzo Marconi: “Bruno è stato un uomo libero e ribelle che ha trovato nella montagna il suo rifugio”.

Toccante, infine, il ricordo tracciato da Matteo Petracci per conto dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea “Morbiducci” di Macerata: “Bruno sapeva che il presente è stato, è e sarà sempre il futuro di ieri e il passato di domani. Il partigiano Bruno Taborro, finita la battaglia, non ha mai smobilitato. Per noi giovani è stato un nonno. Ci aveva detto che anche durante la guerra, quando non c’era la legge, si poteva essere liberi, giusti e uguali. Un insegnamento, questo, straordinario”.

Con gli occhi rivolti al feretro Petracci ha poi concluso: “Tu, caro Bruno, con la tua dignità e l’umiltà della gente dei nostri luoghi, che sa che prima di raccogliere si deve seminare bene, hai saputo ben seminare”.

Le ultime parole di addio, prima che la banda intonasse le note di “Bella Ciao”, sono state quelle dei fratelli Elio e Riccardo Di Segni, quest’ultimo rabbino capo della comunità ebraica di Roma, cittadini onorari di San Severino legati a Taborro e alla Resistenza settempedana da un forte rapporto: il loro padre, Mosè Di Segni, costretto a fuggire da Roma per via delle leggi razziali trovò rifugio a Serripola e si arruolò nel “Battaglione Mario”.

Il sindaco Cesare Martini, dopo aver chiesto per Taborro un’onorificenza per il tributo alla guerra di Liberazione e per l’esempio dato per settanta lunghi anni, ha scritto una lettera al Prefetto di Macerata affinché quel riconoscimento gli sia ora assegnato alla memoria.

Alle esequie, assieme al primo cittadino, hanno preso parte il vice sindaco, Vincenzo Felicioli, gli assessori comunali Giampaolo Muzio e Simona Gregori, i consiglieri comunali Alessandra Aronne e Gabriela Lampa, il consigliere provinciale Pietro Cruciani, rappresentanti dell’Anpi e molti cittadini. Così tanti che la chiesa di Stigliano non è riuscita a contenerli tutti.

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