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L'équipe sanitaria che ha assistito la mamma di Andri, il primo nato del 2014 a San Severino
L'équipe sanitaria che ha assistito la mamma di Andri, il primo nato del 2014 a San Severino

Ospedale: 581 nati nel 2013. “Guai a chiudere il reparto”

“I sei bambini nati in meno di sei ore, il primo giorno dell’anno, confermano che l’ospedale di San Severino è un punto di riferimento per il territorio e che il Materno-infantile funziona molto e bene”. E’ il commento “a caldo” del vicesindaco di San Severino, con delega alla Sanità, Vincenzo Felicioli, secondo cui sarebbe davvero un grave errore pensare di chiudere questa  struttura. Dello stesso avviso il sindaco Cesare Martini, che sta seguendo – assieme a Felicioli – l’iter di costituzione delle Reti cliniche. “La proposta di riorganizzazione – spiegano gli amministratori – è stata presentata a sindaci e sindacati prima di Natale. Il direttore Bordoni ha raccolto diverse osservazioni e ora siamo in attesa che venga convocata una nuova Conferenza per il passaggio conclusivo. Quasi certamente ciò avverrà dopo le nomine dei nuovi vertici della sanità regionale”. Nel Piano di riorganizzazione il nodo da sciogliere per il Materno-infantile di San Severino resta la soglia dei mille parti l’anno, cui le Marche hanno finora potuto derogare (a 500 nati) per la sua conformazione geografica e per un bilancio ancora sostenibile. “Nel 2013 – sottolinea Felicioli – sono nati all’ospedale settempedano 581 bambini, grazie a 570 parti. Le mamme provenivano da un vasto territorio: dall’entroterra maceratese fino a superare i confini provinciali. Basti ricordare, ad esempio, i Comuni di residenza dei 6 bimbi venuti alla luce il 1° gennaio: Tolentino, Matelica, Fabriano, Treia, Corridonia e Ripe San Ginesio. Rispetto all’anno precedente c’è stato un decremento di circa il 10%, in linea però con il dato regionale che è in flessione per la diminuita natalità e che più o meno ricalca l’andamento nazionale (-8%). E’ fondamentale, quindi, tenerlo in vita sia per la qualità del servizio che offre, sia per la posizione logistica che ha la struttura nella media valle del Potenza dove non ci sono altri presidi, né è pensabile che potranno sorgere in futuro per le ristrettezze economiche del sistema. Anzi, proprio per questa ragione, l’ospedale di San Severino merita un ripensamento strategico perché ha impiantistiche a norma, può essere ampliato a blocchi, ha un ampio parcheggio, una viabilità migliorabile e una pista di atterraggio per eliambulanze idonea anche al volo notturno (due sole ce ne sono in provincia; ndr). L’ospedale di Macerata scoppia; è di là da venire che si possa costruire un nuovo ospedale provinciale in tempi rapidi e, qualora un giorno nascesse un’altra megastruttura nel basso Fermano, sarebbe davvero un ‘reato’ costringere l’entroterra ad arrivare fino a Casette d’Ete. In ogni caso, le dinamiche sanitarie della popolazione non le fa una delibera di Giunta: a determinarle sono gli utenti in base a molteplici esigenze e considerazioni personali. San Severino, in tal senso, è un polo di attrazione, è l’ospedale di un territorio. Ecco perché non si tratta di una questione di campanile. L’azione congiunta di Amministrazione comunale, Commissione consiliare, Comitato per la salvaguardia dell’ospedale e rappresentanti istituzionali dell’area montana ha consentito, così, di impedire – nei mesi scorsi – quella che sarebbe stata un’autentica ingiustizia: sopprimere il Materno-infantile. E’ come se avessimo perso 1-0 in casa del Real Madrid: potevamo subire 4 sberle, invece abbiamo limitato i danni.  Ora, nel match di ritorno, in casa, ce la possiamo ancora giocare. La speranza c’è, ma dobbiamo fare una partita perfetta. Al nostro fianco abbiamo pure Camerino, ed è bene che sia così, perché questo Dipartimento è essenziale per il mantenimento del Dea di 1° livello (cioè l’emergenza con rianimazione; ndr) in capo alla struttura camerte. Se salta il reparto settempedano, viene meno uno dei pilastri su cui poggia quella eccellenza. La gente deve sapere anche questo, è importante per tutta la montagna. E la Regione deve ascoltarci”.

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