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Haber e Boni sul palco del Feronia
Haber e Boni sul palco del Feronia

Haber e Boni conquistano il pubblico del Feronia

Gli applausi non volevano proprio cessare mercoledì 11 dicembre al Teatro Feronia, per lo spettacolo Il visitatore. All’uscita il pubblico era entusiasta, sbalordito e commosso per questa pièce, scritta da Éric-Emmanul-Scmitt, drammaturgo francese classe 1960, rappresentata in 15 lingue diverse e ripresa per la scena quest’anno dal regista Valerio Binasco. Attori strepitosi: Alessandro Haber interpreta magistralmente un vecchio e malato Freud, in preda a una crisi esistenziale, Alessio Boni nei panni di uno visitatore appunto, stravagante e istrionico. Ci troviamo a Vienna, nel 1938: da poco l’Austria è stata annessa al terzo Reich e per le strade della capitale imperversano le truppe naziste in cerca di Ebrei. Tutta la scena si svolge a casa di Freud, messa in disordine dalle perquisizioni tedesche: una libreria sullo sfondo, una scrivania e la poltrona dove il dottore fa accomodare i suoi pazienti. Quando un ufficiale della Gestapo (Francesco Bonomo) porta in carcere la figlia Anna, interpretata da Nicoletta Robello Bracciforti, Freud, ansioso e impaurito, riceve la visita di uno strano personaggio: un ladro, un malato, un pazzo? Chiunque sia, il dottore non può aiutarlo e fa per cacciarlo, quando l’uomo misterioso esce allo scoperto: è Dio. Conosce tutto di Freud: episodi della sua infanzia e della sua adolescenza, le opere che deve ancora pubblicare e soprattutto i suoi sentimenti più nascosti. I due si trovano ben presto immersi in un corpo a corpo verbale, in un dialogo serrato sulla fede, il libero arbitrio, il bene e il male nel mondo, il senso della vita. Insomma sui massimi sistemi. Il razionale Freud di fronte a Dio: niente di più strano. Il Freud che considera Dio un’invenzione degli uomini, un’illusione consolatoria, un’ipotesi, perché “è il bisogno che crea l’oggetto”, ora è in bilico, vorrebbe lasciarsi andare, vorrebbe credere, ma ha bisogno di prove. E il visitatore non ha intenzione di dargliene: la fede si nutre con la fede. Ma come si può credere in un Dio che permette il male? In un Dio che sta a guardare mentre fuori il dolore e la violenza dilagano? No; questa sembra essere l’unica conclusione possibile: se un Dio esiste o non è onnipotente o è malvagio. Un bugiardo e un impostore. A queste parole, il Dio bizzarro che era prima si fa sofferente e profetico: il Novecento sarà il secolo del male, infestato dal virus della superbia. L’uomo ha negato Dio, si è voluto sostituire a lui, ma ciò che otterrà sarà soltanto un’umanità più fragile e sola. Una sublime interpretazione quella della coppia Haber-Boni, empatica, profonda e vivace allo stesso tempo. Un testo possente, coraggioso, vero, umano che non può lasciare indifferenti.

Michela Ciciliani

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